Fallimento di Attiva Giudice da rinominare

CONSELVE. Si è conclusa con un nulla di fatto la prima udienza del processo sul fallimento di Attiva - la Spa nata dalle ceneri di Cosecon e sepolta dai debiti nel 2013 - per il quale sono stati rinviati a giudizio i componenti dell’ultimo consiglio d’amministrazione. Il processo dovrà ripartire daccapo con un nuovo giudice monocratico perché nell’udienza di ieri il giudice Claudio Elampini si è astenuto e ha rimesso gli atti al presidente del Tribunale, affinché possa procedere con la nuova assegnazione. Il Tribunale dovrà individuare un altro giudice a cui affidare il processo: l’accusa per gli imputati è di bancarotta semplice.
All’inizio dell’udienza l’avvocato Paola Malasoma, difensore di Gian Michele Gambato, ex presidente di Attiva, aveva fatto presente che il giudice onorario Elampini era stato funzionario dell’Agenzia delle Entrate. Poiché l’ente compare nella lista dei creditori di Attiva il legale ha chiesto al giudice di astenersi. La richiesta è stata accolta. Sono destinati perciò ad allungarsi i tempi del nuovo processo a carico degli ultimi amministratori di Attiva.
Il pm Emma Ferrero ha rinviato a giudizio con l’accusa di bancarotta semplice l’ex presidente e per un periodo anche amministratore delegato Gian Michele Gambato, attuale presidente di Sistemi Territoriali, insieme agli ex consiglieri Alessandro Maritan, già sindaco di Bovolenta, Leonardo Cetera (ex presidente dell’associazione dei costruttori Ance Padova), Antonio Ruzzon vice sindaco di Conselve, Massimo Zanardo vice sindaco di Cartura, Denis Berto, ex consigliere comunale di Tribano e Federico Grigolo, difesi dagli avvocati Paola Malasoma, Andrea Frank, Giuseppe Pavan, Michele Greggio e Luigi Scudieri.
Gli ex amministratori hanno sempre sostenuto di aver agito correttamente e senza alcun vantaggio personale, seguendo il piano di ristrutturazione del debito concordato con i creditori, in primis le banche, e con lo stesso Tribunale di Padova. —
Nicola Stievano
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