Falsari d’arte in aula prescrizione vicina molte accuse estinte

Sono in 12 a processo la base era in una villa di un pittore I sequestri sono del 2011, le indagini iniziarono nel 2009 
GENESIN - INCONTRO AVVOCATI IN TRIBUNALE
GENESIN - INCONTRO AVVOCATI IN TRIBUNALE



Su 97 capi di imputazione confermati un terzo è prescritto, un terzo si prescrive a breve e la parte mancante si prescrive entro il 2022. Si tratta del processo che vede in aula 12 persone accusate a vario titolo di aver commercializzato opere false (circa 200 tra tele, arazzi, stampe e litografie). Un traffico di opere d’arte di valore milionario.

Opere con la firma e l’inconfondibile stile di grandi maestri contemporanei da Emilio Vedova a Sandro Chia, da Lucio Fontana a Mario Schifano, da Filippo De Pisis a Franco Angeli, da Enrico Baj a Zoran Music, anche se non manca un quadro della scuola legata al vedutista veneziano Francesco Guardi. Il pubblico ministero Roberto D’Angelo contesta l’associazione a delinquere finalizzata alla contraffazione di opere d’arte e alla ricettazione contestata a vario titolo. Base operativa della banda una villa a Noventa Padovana e alcuni locali a Montegrotto Terme. La mente e mano operativa sarebbe quella di un pittore siciliano, Ignazio Marchesano, 76 anni, originario di Palermo, pur essendo domiciliato in una splendida villa antica di Noventa in via della Resistenza 15, il laboratorio dei falsari. Poi ci sono Carlo Bencini, 71 anni di Reggello (Firenze), Bruno Bonaldi, 68 anni di Mirano, Claudio Bottello, 77 anni di Torino, Davide Cucinotta, 58 anni di Torino, Tommaso Dalicco, 70 anni, di Castelnuovo della Daunia (Foggia) Floriano De Santi, 75 anni di Brescia, Bruno Degan, 70 anni, di Mestre, Fabio Facchinetti, 60 anni di Venezia, Massimo Marchesano, 55 anni di Noventa, Roberta Marchesano, 50 anni di Noventa (figlia di Ignazio), Giuseppe Petrosillo, 84 anni di Mogliano Veneto. C’era chi era esperto nell’invecchiare le cornici, le tele, chi certificava i dipinti, chi li vendeva.

Tra il 2009 e il 2011 una valanga di pedinamenti e riprese, intercettazioni telefoniche e ambientali.

Alla fine il sequestro di oltre 200 opere: l’operazione “Porpora”, messa a segno dai carabinieri Nucleo tutela del patrimonio artistico, ha messo fine al traffico destinato a inquinare il mercato della pittura contemporanea. Ma siamo ancora in primo grado e molte accuse viaggiano verso la prescrizione. Gli avvocati l’altro giorno hanno chiesto che si discuta solo delle accuse più recenti. —

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