Foibe, la bandiera rovesciata
Donazzan denuncia l'Anpi per un opuscolo «falso e negazionista»

VENEZIA.
Una bandiera italiana stesa sul tavolo, rimediata all'ultimo momento, anche un po' dozzinale se vogliamo, ma non è questo che conta: conta che l'assessore Elena Donazzan l'ha stesa alla rovescia, «giusta per me, ma rovescia per voi». Si scusa quindi con i rappresentanti della stampa che stanno dall'altra parte e la posiziona nel verso giusto, il verde a sinistra, il bianco al centro e il rosso a destra. Ora però è rovescia per lei. E così non poteva cominciare meglio la conferenza stampa dell'assessore alla cultura regionale, conferenza in solitaria, fiera e scorretta, contro il «negazionismo dell'Anpi», contro lo «scempio della memoria», contro i suoi stessi colleghi di giunta dai quali si dissocia accusandoli di «irregolarità amministrativa». Inizia con la bandiera rovesciabile, potente metafora delle divisioni del nostro paese. Giusta per me, rovescia per te, dipende da come la vedo e, quand'anche la si giri, con essa girano le visioni: sfregiata per alcuni, rabberciata o garrula per altri. Per la destra è rovesciata nel messale nero in cui l'ha costretta la vulgata di sinistra: il patriottismo spacciato per nazionalismo, l'italianità indicata come istinto rettile, la cittadinanza tricolore negata e consegnata all'internazionalismo proletario o destinata a scolorire nell'arcobaleno cosmopolita. E da sinistra, come non vederne l'identico rovescio usato da destra? La destra ha sventolato il tricolore per giustificare la parte sbagliata, con essa ha attivato il relativismo che tutti assolve, quelli che cercarono «la bella morte» con quelli che la provocarono, nel nome del patriottismo, un tricolore comune di cui diffidare perché porta nella memoria la «condizione imprescindibile di tutti gli italiani, l'essere stati fascisti. Ieri la bandiera della Donazzan fumava di rabbia. Dice che la Giunta di cui fa parte, il 2 novembre 2010 ha finanziato con 50 mila euro una serie di inziative per celebrare la giornata delle foibe - lei unica a dire no - di alcune delle quali non c'è traccia mentre resta questo libricino di contenuto storico-divulgativo redatto dall'Anpi sezione di Trissino-Castelgomberto-Nogarole che per l'assessore è uno sconcio. «Un falso storico, un falso ideologico, di un negazionismo agghiacciante. Per non dire del problemino che solleva sul mancato rispetto della delibera». Ecco, sembra infatti che al momento della firma il 2 novembre 2010 - che attribuiva all'Anpi di Trissino-Castelgomberto-Nogarole l'incarico di «realizzare un opuscolo dal titolo "Il problema del confine orientale nel Novecento"» - l'opuscolo fosse già bell'e fatto, stampato nell'attuale edizione come da data sull'ultima di copertina, il giorno prima della delibera, una sola notte per concepire, studiare e stampare. «L'Anpi ci deve delle spiegazioni e spiegazioni mi devono anche i colleghi di giunta. Allora affermai che l'Anpi non era l'ente più adatto a spiegare ai nostri studenti cosa è accaduto sui confini orientali tra il'43 e il'45. Meglio le associazioni di esuli dalmati e fiumani, i testimoni diretti della cacciata di 350 mila italiani. Ma le persone che ho segnalato alle scuole sono state regolarmente respinte». Silvio Giovine, del comitato «10 febbraio» e collaboratore della Donazzan elenca gli «svarioni» dell'opuscolo: «Non 4 mila infoibati ma almeno 12 mila, fu genocidio e non si dice, si tace sui campi di internamento, nessuna parola sul martirio di Norma Rossetto violentata, impalata e infoibata. In Italia ci sono ancora 11 vie intitolate a Broz Josip Tito, il dittatore può tutt'ora fregiarsi del titolo di Cavalier di Gran Croce dell'Ordine al Merito della Repubblica Italiana, conferitogli nel 1969 da Saragat. L'equivoco continua». In effetti l'Anpi Trissino-Nogaro a pagina 9 parla infelicemente di «irredentismo italiano aggressivo, imperiale e xenofobo», di «efferati crimini italiani» e di «invasione italiana» di terre legittimamente assegnateci dal trattato di Rapallo. Esplicito il consigliere del Pdl Piergiorgio Cortellazzo: «È come se avessero dato alla curva del Milan la campagna abbonamenti per l'Inter».
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