Frode carburanti, i Bellan pronti a parlare

MONSELICE
Lunedì è in programma l’interrogatorio di garanzia per Rino e Andrea Bellan, padre e figlio monselicensi accusati di una frode per oltre 433 milioni di euro nei traffici di carburanti. I due sono difesi dall’avvocato Ferdinando Bonon il quale annucnia che i suoi assistiti non rimarranno con la bocca chiusa di fronte al giudice Margherita Brunello. Anzi parleranno e molto, ribattendo punto su punto. «Ci difenderemo in toto dalle accuse che ci vengono mosse. I miei clienti si sono sempre comportati in modo irreprensibile rispettando la norma vigente. È una tematica molto particolare ma tutti gli obblighi sono stati adempiuti anche il pagamento dell’Iva. La differenza tra quello che pagavano il carburante e le “sette sorelle” è di circa 2 millesimi al litro e non certo il 22% del prezzo. Se fosse stato questo il risparmio avrebbero potuto fare sconti ben più consistenti. L’imposta sul valore aggiunto è stata sempre versata» sottolinea Bonon «se dopo altri che dovevano farlo non l’hanno versata non è un problema dei Bellan. Se pensano di fare i teoremi con noi si sbagliano».
Effettivamente gli stessi finanzieri avevano notato che i Bellan si erano messo in affari con i napoletani proprio per riuscire ad aggirare la normativa che dal 2018 si era fatta più stringente. Per le Fiamme Gialle la strategia usata era raffinata, tanto da definirla “made in Napoli”. Il passaggio “cartolare” delle fatture era il seguente: la raffineria slovena fatturava ad una ditta estera in regime di non impunibilità che poi fatturava ad una cosiddetta Cartiera e questi ultimi fatturavano alla Energy Group di Monselice con deposito a Cologna Veneta. Di fatto le 30/40 cisterne di gasolio e benzina che partivano dalla raffineria slovena raggiungevano subito il deposito di Cologna Veneta, a pochi chilometri dal confine padovano. Da qui veniva consegnata ai clienti veneti (tutte pompe bianche), laziali e campani. Nell’indagine ci sono ovviamente tutti i clienti veneti che però avrebbero comperato in buona fede e se non dovessero emergere nuovi particolari non avranno conseguenze per quegli acquisti. Ovvio che il prezzo più basso rispetto alla media gli potrebbe aver fatto venire qualche sospetto. Inutile dire che in merito all’inchiesta le posizioni degli investigatori e del difensore sono in antitesi.
Quattro misure cautelari per due napoletani (le menti, il titolare è ancora ricercato) e per i Bellan, titolari del deposito “destinatario registrato” di Cologna Veneta (il secondo in Italia per grandezza e stoccaggio di carburanti. 410 milioni di litri in frode all’Iva. Un giro d’affari di 433 milioni di euro. Sono in corso sequestri preventivi (soldi e immobili) fino a 95 milioni di euro. —
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