Gestione dei migranti a Padova: processo ai funzionari

PADOVA. C’era solo lui in aula, seduto in prima fila, il volto serio e l’aria puntuta. Lui, il prefetto vicario Pasquale Aversa, in servizio a Padova fino all’agosto 2018 con l’incarico di seguire i problemi relativi all’accoglienza, pronto ad anticipare ispezioni a chi doveva essere controllato, a chiudere un occhio o anche due sul rapporto tra ospiti (fino a un migliaio) e operatori (poco più, se non meno, delle dita di una mano) nei centri padovani destinati a ospitare i migranti, quello di San Siro a Bagnoli e quello in centro storico a Padova nell’ex caserma Prandina ora area parcheggio.
Lui, che rispondeva «Esatto» quando l’allora prefetta Patrizia Impresa gli rammentava, ignorando le intercettazioni in corso: «È vero che ne abbiamo fatte di porcherie, però quando le potevamo fare».

Ma anche burocrate fino in fondo quando il 14 novembre 2015, nonostante il ruolo ricoperto, rassicurò al telefono il “cervello” della coop Edeco-Ecofficina Simone Borile, il coimputato che aveva di fatto il monopolio dell’accoglienza in Veneto e temeva un controllo dell’Usl: «Allora l’intenzione mia è questa: lunedì questi signori (gli ispettori Usl) si presenteranno... ovviamente nessuno li fa entrare perché non sono autorizzati dalla Prefettura... quando arriverà la telefonata a me... io non mi sogno di dire “non potete entrare”... dirò “no, mi dispiace la vostra visita è sospesa”. Parlerò di sospensione... “devo chiedere l'autorizzazione governativa, questo è un sito governativo fatemi una richiesta scritta”».

Ieri al via il processo sull’affaire migranti nel Padovano che ha portato sul banco degli imputati oltre all’ex prefetto vicario Aversa (avvocato Maira Cacucci); la funzionaria monselicense Tiziana Quintario (avvocato Lino Roetta); l’ex gestore di fatto di Edeco Simone Borile (avvocato Giorgio Gargiulo) e la moglie Sara Felpati (avvocato Fiorella Mammana) con il presidente Gaetano Battocchio (avvocato Giulio Cristofori); il vice prefetto Alessandro Sallusto (avvocato Fabio Pinelli) e in posizione marginale Marco Zangrossi di Sant’Elena (avvocato Giorgio Pasqual).
I sette sono accusati a vario titolo di turbativa d’asta, frode nelle forniture pubbliche, truffa, concussione per induzione, rivelazione di segreti d’ufficio e falso ideologico. In aula oltre una decina di richiedenti asilo, tutelati da una nutrita pattuglia di legali pronti a costituirsi parte civile (gli avvocati Aurora D’Agostino, Maria Pia Rizzo, Chiara Pernechele, Alessandra Codola, Marta Michelon).
Hanno chiesto di costituirsi anche il Comune di Bagnoli (avvocato Stefano Fratucello), l’associazione Giuristi Democratici (avvocato D’Agostino) e Asgi-Associazione studi giuridi sui migranti (avvocato Martina Pinciroli). I difensori si sono opposti. Il tribunale (presidente il giudice Mariella Fino) si pronuncerà nella prossima udienza del 27 novembre quando il processo comincerà a entrare nel vivo. —
Riproduzione riservata © Il Mattino di Padova