Grandi mostre Treviso ricomincia da El Greco

di Andrea Passerini
La più grande esplorazione della fase italiana di El Greco, dallo sbarco a Venezia all’esperienza nella capitale. Non meno di 30 capolavori dei 40 conosciuti. Con adeguato contorno di opere di Tiziano e Tintoretto, ma anche degli altri pittori della scuola cretese attivi in Italia, da Michele Damascenos a Georgios Klontzas. E altre sorprese. Così Lionello Puppi, con la sua assistente Serena Baccaglini, presenta la mostra “El Greco in Italia - metamorfosi di un genio”, che aprirà Treviso, a Casa dei Carraresi, il 23 ottobre e durerà fino al 10 aprile 2016, promossa da Kornice, Art for Public e Fondazione Cassamarca.
Sarà un viaggio in una vita con pochi eguali, perché El Greco nasce come pittore di icone bizantine e si trasformerà in pittore quasi manierista dopo aver assorbito la lezione di Tiziano e degli altri grandi veneti. Professa la religione ortodossa, ma si convertirà la cattolicesimo, di cui diventerà un testimonial rigorosissimo,perfetto controriformista. Ma lo stesso suo percorso di vita è con pochi eguali: dalla natìa Creta veneziana (Candia), il giovane Domènikos Theotokòpoulos approderà prima a Venezia e poi Roma, quindi la Spagna, con il vano assalto alla corte di Filippo II e l’esilio dorato a Toledo.
Fedi, lingue, scuole pittoriche, alfabeti, corti, repubbliche, papato: un cittadino d’Europa ante litteram, intellettuale poliedrico e globale (si direbbe oggi).
Puppi -ricordando i suoi 50 anni di studi sul pittore cretese, il comitato scientifico internazionale, -ha promesso sin d’ora la presenza di inediti e la possibilità di fare chiarezza, anche rispetto ad attribuzioni incerte o errate (e questo soprattutto con Damasceno e Klontzas) e di fornire nuovi filoni di ricerca.
«Mai è stata presentata in Italia una mostra di questa ricchezza», assicura Puppi. «Nel 1983 ci fu la mostra di Pallucchini a Palazzo Ducale, da Tiziano e a El Greco, poi quella di Roma del 2003. Qui viene esploriamo tutto il periodo italiano, in maniera esaustiva, la fase cruciale per la sua “esplosione” artistica per quello che era un grande artigiano».
Soddisfatissimo Dino De Poli, mai come ieri, alla presentazione, in passerella. Al punto da “aprire” a convegni, incontri, nuovi percorsi di ricerca, mini o grandi cicli («soldi ce ne sono pochi, ma se ci sono vanno investiti nella direzioni giuste»). Anche per questo non ha celato la sua insofferenza alle domande più ficcanti, a cominciare dal budget a ulteriori dettagli finanziari e artistici. «Lo stiamo vedendo», ha ribadito, spalleggiato da Andrea Brunello, il promotore trevigiano che riparte con la sua società Kornice dopo essere stato travolto dallo scandalo di Brescia - allora guidava Artematica - che lo ha visto finire nel mirino della magistratura per false attestazioni di visitatori. «È una vicenda che sarà chiarita, riparto con lo stesso entusiamo di un tempo, e con tutto l’amore per la mia città, che da troppo tempo non ha grandi eventi», dice.
Per amor di cronaca, le prime cifre circolate nei mesi scorsi parlavano di 3 milioni, nessuno ieri ha voluto confermare. Fra gli sponsor potrebbe esserci Bepi Stefanel, già socio e amico di Brunello. E nemmeno troppo a margine, c’è già chi non escludeva altre esposizione spagnole, a cominciare da Goya. Il nuovo filone di Carraresi e De Poli, dopo l’impressionismo di Goldin (numeri record) e l’Estremo Oriente di Madaro?
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