I burattini di Brunello attori del territorio

MESTRE. “Il Teatro sopra la città” è il titolo della trilogia di spettacoli di Gigio Brunello e Gyula Molnar dedicati alla città di Mestre che verranno presentati al Centro Culturale Candiani a partire da domani alle 21 (“Vite senza fine. Storie operaie del Novecento”) con successivi appuntamenti a maggio, sempre alle 21, il 10 (“Teste calde. Mestre ai tempi della sortita”) e il 24 (una nuova produzione, “Lumi dall’alto. Corse clandestine in città”).
Nell’arco di più di 35 anni nella veste non solo di autore e interprete, ma anche di costruttore dei burattini che muove, scultore e realizzatore degli oggetti di scena Gigio Brunello, mestrino doc affiancato dal regista magiaro Molnar, è stato protagonista di un percorso molto personale all’interno del teatro di figura, in Italia penalizzato per la considerazione in cui è tenuto di genere per bambini: ormai da parecchi anni nei suoi spettacoli l’animatore convive e colloquia, a seconda dei casi, con burattini e statuine che amano, soffrono, si meravigliano e muoiono come tutti gli esseri umani. Con il Teatro della Marignana, Brunello e Molnar hanno cercato di fare del teatro di figura uno spettacolo teatrale a tutto tondo. Fra i diversi percorsi calcati con questo obiettivo, spaziando da Goldoni a Shakespeare, un ruolo molto importante ha avuto nelle produzioni di Brunello-Molnar il rapporto con il territorio veneziano e mestrino.
Risale a 17 anni fa “Millesettecentonovantasette. Le memorie di Carlino Altoviti”, rilettura di “Le confessioni di un ottuagenario” di Nievo prodotto dal Comune di Venezia nel bicentenario della caduta della Serenissima: è il primo lavoro di Brunello-Molnar sul territorio con il linguaggio del teatro di figura, superando la tradizionale baracca dei burattini, per utilizzare oggetti, sculture, meccanismi, ombre. Un’evoluzione ulteriore si compie con gli spettacoli della trilogia: accanto alla novità dell’animazione di statuine rigide va sottolineato come il narratore-animatore rompa quasi un tabù, uscendo dalla baracca e svelandosi al pubblico per mettere corpo e voce al servizio di immagini e composizioni.
Ma veniamo ai contenuti di una trilogia che fa di Mestre e la sua storia il filo rosso di una drammaturgia: in estrema sintesi, quelle proposte da Brunello-Molnar sono tre istantanee di una stessa realtà e dei suoi cambiamenti tra l’800 e oggi. Si apre domani sera con “Vite senza fine. Storie operaie del Novecento”, che porta il secolo d’ambientazione anche nel titolo: Brunello traccia, attraverso la vita di un quartiere di Mestre e dei suoi ispirati abitanti, un coinvolgente amarcord, l’elegia di un mondo fatto di conoscenze tecniche, manualità, capacità inventiva e artigianale, in cui il digitale è ancora là da venire. “Teste calde. Mestre ai tempi della sortita”, in programma il 10 maggio, è un tuffo nella Mestre risorgimentale, la seconda tappa del percorso artistico di ricostruzione della memoria cittadina. Su di un lungo tavolato, tra alcuni elementi simbolici di Mestre ottocentesca (la torre, le Barche, il Ponte della Campana, il Forte Marghera), prendono vita le statuine della storia di allora. Con “Lumi dall’alto. Corse clandestine in città” va in scena il 24 maggio in prima rappresentazione assoluta la Mestre del 21° secolo:il flash sulla contemporaneità non poteva prescindere dal fatto che una fetta sempre più consistente degli abitanti della Mestre odierna sono immigrati. Ne uscirà una fantasia dai toni fiabeschi che ha proprio per protagonisti alcuni di loro e le loro storie, a formare insieme un racconto dai toni magico-realistici sulla Mestre dei nostri giorni.
Prevendita di tutti gli spettacoli al Candiani; biglietti 5 euro.
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