I ripensamenti di Pietro Bembo Note autografe alle sue “Prose”

PADOVA. È stato ritrovato un esemplare con postille autografe del libro di Pietro Bembo “Prose della volgar lingua”, prima grammatica della lingua italiana, sotto forma di dialogo, un monumento del...

PADOVA. È stato ritrovato un esemplare con postille autografe del libro di Pietro Bembo “Prose della volgar lingua”, prima grammatica della lingua italiana, sotto forma di dialogo, un monumento del rinascimento letterario ispirato alla filologia toscana di Petrarca e Boccaccio. L’opera, “il Bembo ritrovato”, è stata presentata a palazzo Buzzaccarini da Carlo Pulsoni dell’Università di Perugia e da Fabio Massimo Bertolo della casa d’aste Minerva Auctions, esperto filologo, già nello staff di Christie’s.

Il libro è bellissimo, ben conservato, con lo stemma araldico di Bembo in copertina inciso in oro. Viene dalla biblioteca di un grande collezionista privato di testi antichi, inconsapevole di possedere questo tesoro, scoperto per caso. Se ne è parlato in un recente convegno a Palermo, organizzato dal Silfi. Il libro non è in vendita (e quanto potrebbe costare?) ma è oggetto di analisi a scopo di studio, e sarà anche presentato all’Accademia della Crusca. Questa prima edizione, stampata a Venezia nel 1525, sono180 pagine, dalla casa editrice “Tacuino”, fu scritta da Bembo nel corso del suo soggiorno padovano. D’altra parte i contatti del grande umanista con Padova sono profondi e importanti: Bembo si laurea a Padova dove frequenta una nobildonna (non è stato ancora insignito della porpora); una sua effigie in vesti cardinalizie è conservata nella basilica del Santo.

Padova è stata sede della grande mostra su Bembo e il Rinascimento. La città è quindi la sede ideale per questo primo passo nella divulgazione dell’opera tra gli studiosi. La cosa più importante e originale sono le postille di Bembo ai margini del testo, spiccano per il colore dell’inchiostro rispetto alla parte stampata. Pietro Bembo continuò ad annotare ripensamenti e a chiosare il testo originale per vent’anni, in pratica fino alla morte che lo coglie a Roma nel 1547. In una seconda edizione delle Prose della Volgar Lingua, parte di queste annotazioni furono assorbite nel testo, ma non tutte e non è chiaro che cosa abbia ispirato la scelta. Alcune postille di questa singolare bustina di Minerva, sono state in parte cancellate con un tratto di penna e di nuovo corrette.

«Si tratta» dice Bertolo «di una formidabile testimonianza del metodo di lavoro del grande umanista veneziano e una fonte preziosa per comprendere in fieri l’elaborazione della prima grammatica della lingua italiana». Certamente Bembo si era reso conto dell’importanza fondante dell’opera e aveva sentito il bisogno di corredarla fino all’ultimo di riflessioni e aggiornamenti.

Aldo Comello

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