Il museo della Medicina seicento anni di attesa

Sei secoli fa nasceva l’ospedale di San Francesco Grande dove l’8 marzo 2015 dovrebbe essere inaugurato il MuSMe: ieri c’è stata la giornata celebrativa
Di Gianfranco Natoli
BARSOTTI - INAUGURAZIONE MUSEO DELLA MEDICINA
BARSOTTI - INAUGURAZIONE MUSEO DELLA MEDICINA

Contrariamente a quanto si possa pensare, guardando i recenti indirizzi politici cittadini, Padova e il suo territorio hanno avuto una secolare predisposizione all’accoglienza. Parlare però di assistenza sanitaria come la intendiamo oggi, è affare recentemente recente. Non certo prima del Quattrocento, anche se a Padova si ipotizza che nel complesso ipogeo paleocristiano di Sant’Eufemia, strettamente connesso alla chiesa, ci potesse essere una struttura adibita ad hospitium cristiano per forestieri e pellegrini. Si tratta della struttura più antica, databile attorno alla fine del IV secolo e l’inizio del V secolo d.C., finora riscontrata nell’area padovana. Dal secolo XII al XIV si trova memoria di numerosi ospizi a Padova e nel contado, intesi soprattutto come posti di ricovero e ristoro per viandanti, piuttosto che come luoghi nei quali in qualche modo si provvedesse all’assistenza, certamente più spirituale che sanitaria, degli infermi. Non a caso sono diversi, in quel periodo, gli Ordini religiosi fondati sul concetto di sacrificio e della carità cristiana in contrapposizione alla ferocia e alla violenza che caratterizzavano quei secoli. Non stupisca pertanto sapere che nel corso di quei tre secoli trovassero collocazione a Padova numerosi ospizi e lazzaretti che, seppure sia improprio definire ospedalieri, una qualche funzione sanitaria la svolgevano. A ognuna delle dieci porte della città corrispondevano così due, per così dire, ospedali, uno posto all’interno e uno all’esterno delle mura, verso la campagna. La città di Padova nel tardo medioevo era dotato di ben diciannove tra ospizi e lazzaretti, anche se alla fine del Cinquecento effettivamente tre ospedali assicuravano ospitalità ai viandanti, cioè quelli dei Santissimi Giacomo e Cristoforo a borgo Santa Croce, di Sant’Antonio di Vienna a borgo Savanarola e di San Giacomo a borgo dell’Arzere; mentre quattro ospedali garantivano l’assistenza agli infermi, e più precisamente l’ospedale dei Mendicanti vicino a Codalunga, quello degli Orfani in piazza della Signoria e quelli di Ca’ di Dio e di San Francesco, quest’ultimo fondato da Baldo Bonafari da Piombino e dalla moglie Sibilla de Cetto. I lavori di quello che poi prese il nome di Ospedale di San Francesco Grande, iniziarono il 25 ottobre 1414, proprio ieri, giusto giusto seicento anni fa. L’ospedale rimase poi attivo fino al 1798, quando tutti i malati furono trasferiti, in una sorta di pittoresca processione, in quello che poi diventerà il complesso Giustinianeo, dedicato al vescovo Nicolò Antonio Giustiniani che ne promosse la costrizione di cui, peraltro, ne pagò di tasca propria più di un terzo.

E sempre ieri, per quella che è stata definita la giornata celebrativa della posa della prima pietra del complesso architettonico dell’ex Ospedale, il mondo universitario padovano si è ritrovato proprio tra le antiche mura di via San Francesco, fisicamente piazzate a ridosso della chiesa, che nelle intenzioni dovranno ospitare il museo della medicina. Intenzioni che sono tali dal 1997, anno in cui era stata per la prima volta ipotizzata l’apertura. L’auspicio di Luca Quareni, presidente della Palazzo salute srl, la società chiamata a gestire per i prossimi 18 anni il centro congressuale e il museo della storia della medicina di Padova, è però fortemente ottimistica e parla del prossimo 8 marzo 2015.

A regalare un po’ di colore e a portare il saluto dell’amministrazione comunale ci ha pensato il consigliere di maggioranza Vera Sodero che si è lanciata in una strabiliante ricostruzione della storia della medicina padovana in perfetto stile wikipedia.

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