Il record di nonno Antonio: oggi spegne 106 candeline

Ha fatto l’artigiano, lavorando fino a 90 anni. Ha 9 figli e 35 tra nipoti e pronipoti. È il padovano più anziano: «Ricordo la guerra e quelle bombe sul Santo»

PADOVA. Buon compleanno a nonno Antonio, che ha raggiunto oggi l’augusta età di 106 anni. A fargli gli auguri c’è tutta la famiglia: una vera e propria tribù che è arrivata alla quinta generazione, e che conta ormai 46 persone. Antonio Simonetto, classe 1908, è nato a Padova, dove ha passato tutta la sua vita. Ha visto due guerre, avuto 9 figli, 17 nipoti e 17 pronipoti, a cui da poco si sono aggiunti altre tre pro-pronipotini. I figli, ormai, sono tutti tra la sessantina e l’ottantina, mentre il nipote più anziano va per i 50. I più piccini della famiglia (Anita, Adele e Dante) hanno tutti meno di un anno, e sono i più giovani rappresentanti della stirpe, che con loro è arrivata alla quinta generazione.

«Nonno Antonio ha ancora tanta voglia di vivere» racconta il nipote Michele, che ormai è diventato nonno a sua volta «ha qualche acciacco, ma è ancora un lucido capofamiglia». «Le gambe non mi reggono più tanto bene» conferma Antonio «a volte mi tradiscono, ma le porto avanti lo stesso». Della grande guerra ha pochi ricordi, legati soprattutto all’infanzia e alla prima adolescenza. La seconda, invece, la ricorda bene: «Rivedo ancora le bombe sul Santo» racconta «e il bombardamento in via Raggio di Sole, dove c’era un rifugio. La mia famiglia viveva lì, e lì sono nati tutti i miei figli. Mia moglie e i bambini quel giorno non erano lì e si sono salvati. Io ricordo lo scoppio, la pressione che aveva fatto sollevare il soffitto, a cui si erano attaccati tutti i cappelli. E poi i morti, tanti». Dopo quel tragico evento, tutta la famiglia si era spostata, anche se non di molto. Il signor Simonetto ha continuato a lavorare fino ai 90 anni, dedicandosi alla sua principale passione: l’artigianato. A soli 22 anni aveva costruito da sé tutta la sua camera matrimoniale, in legno di ciliegio.

«Da giovane costruivo mulini» racconta Antonio «non solo a Padova ma anche in giro per l’Italia. Ho costruito un mulino anche per il nonno di Di Pietro, l’onorevole». Nonno Antonio ha conosciuto personalmente San Leopoldo Mandic, a cui oggi è dedicato il santuario di Piazzale Santa Croce: «Il nonno andava a rubacchiare le mele nel suo giardino» raccontano i nipoti «ma un giorno padre Leopoldo l’ha pescato, e l’ha riempito di scappellotti!». Quando era più avanti negli anni, un po’ per età e un po’ perché i tempi erano cambiati, nonno Antonio ha abbandonato i mulini, continuando a lavorare nel settore del restauro. La sua gioia, oggi, sono i suoi numerosi nipoti, praticamente una tribù. Come tutti gli anni, la famiglia Simonetto si ritroverà nella casa di via Volturno per una festa semplice e calorosa.

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