Insediamento del nuovo abate il vescovo all’abbazia di Praglia
TEOLO. Sarà una giornata molto particolare quella di domani per i monaci benedettini dell’abbazia di Praglia, un sito meta di migliaia di pellegrini ai piedi dei Colli Euganei. Alle 16. 30 alla presenza del vescovo di Padova, monsignor Claudio Cipolla, ci sarà l’immissione canonica del nuovo abate, padre Stefano Visintin.
Alla benedizione liturgica saranno presenti, oltre al Vescovo, anche i monaci delle comunità benedettine che dipendono da Praglia, vale a dire Monte della Madonna e San Giorgio Maggiore di Venezia. In occasione dell’importante evento le visite pomeridiane all’abbazia sono dunque sospese.
Padre Visintin, 60 anni compiuti lo scorso mese di agosto, è originario di Gorizia. A Praglia ha pronunciato i voti nel 1990 ed è stato ordinato sacerdote nel 2009. Si è laureato in Teologia alla Pontificia Università Gregoriana e in Fisica nucleare all’università di Trieste.
È stato eletto abate a maggioranza, con il 75% dei voti durante la riunione del Capitolo avvenuta il 25 maggio scorso che ha visto la presenza di trentasei confratelli. Prima della nomina alla guida della comunità di Praglia, una delle più numerose della galassia benedettina d’Italia, don Stefano Visintin, ex decano della Facoltà di Teologia, ricopriva la carica di Rettore Magnifico del Pontificio Ateneo benedettino di Sant’Anselmo di Roma. Carica che aveva assunto nel 2017 subentrando a padre Javier Flores Arcas.
È autore del saggio “Come meridiani nelle vicinanze del polo”. Con l’ingresso del nuovo abate a Praglia si chiude un periodo di reggenza durata circa un anno e mezzo del priore amministratore, padre Timoteo Tremolada. La comunità si era affidata a padre Tremolada dopo le dimissioni dell’abate Norberto Villa. La nomina del nuovo abate avrebbe dovuto avvenire nel giro di tre mesi e invece è andata per le lunghe non essendo stata trovata un’intesa sul successore di padre Villa.
All’abate teologo e fisico nucleare spetta un compito non facile. La comunità di Praglia, oltre che sotto l’aspetto religioso, è impegnata nell’osservanza della regola di San Benedetto “ora et labora”. La giornata monastica, infatti, scorre tra preghiere e lavoro nel laboratorio del restauro del libro, nella produzione di vino, miele, olio, liquori, caramelle, tisane e creme protettive che i monaci propongono, oltre che ai turisti nello spaccio ricavato nell’abbazia, anche in altri punti vendita. —
Gianni Biasetto
Riproduzione riservata © Il Mattino di Padova