La fusione va avanti senza San Vitale Nasce Borgo Veneto

La commissione regionale spinge per l’unione a tre e i sindaci propongono di cambiare la denominazione

VENEZIA. Quattroville ne perde uno e diventa Treville. O Borgo Veneto, se si ascolteranno i sindaci. La prima commissione della Regione Veneto, riunita ieri mattina per valutare l’esito referendario per la fusione di Saletto, Megliadino San Fidenzio e Santa Margherita d’Adige, ha proposto di continuare nell’iter di fusione escludendo San Vitale. Qui, infatti, al referendum dello scorso 17 dicembre hanno prevalso i voti contrari alla nascita di Quattroville, a differenza degli altri tre Comuni dove hanno vinto i “sì” alla fusione. «L’ufficio legislativo regionale ha espresso l’ampia discrezionalità del consiglio regionale in merito alla scelta di fusione», spiega Marino Zorzato (Area popolare), membro della commissione. «Abbiamo deciso di rispettare al 100% la volontà popolare espressa con il referendum e proseguendo quindi con la fusione dei tre comuni ove è prevalso il “sì”. Questa scelta varrà anche per situazioni similari, diventando una regola per le procedure già in corso ed eventuali proposte di fusione future». «Escludiamo dunque il Comune dove ha vinto il “no”», continuano Massimiliano Barison e Sergio Berlato (Fratelli d’Italia). «Come già espresso all’indomani del referendum consultivo, che con oltre il 68% dei voti favorevoli ha dato una indicazione inequivocabile da parte della popolazione interessata, riteniamo che nel caso specifico la fusione a tre sia giusta, opportuna e necessaria. Tale voto non poteva essere vanificato solo perché uno dei quattro Comuni iniziali non ha risposto positivamente alla tornata referendaria».

Pieno appoggio a questa scelta arriva anche dal consigliere regionale Luciano Sandonà (Zaia Presidente). La commissione ha proposto di chiamare “Treville” il nuovo Comune, che passerà da 9 a 7 mila abitanti: i tre sindaci avranno la possibilità di fare altre proposte prima del consiglio regionale che approverà la fusione a tre e che si dovrebbe svolgere il 6 febbraio. Non sono mancati i pareri contrari in sede di commissione, come quelli di Stefano Fracasso e Claudio Sinigaglia del Pd: «La Regione deve andare avanti con il nuovo Comune di Quattroville senza lasciar fuori San Vitale. A fronte del risultato referendario, con tre su quattro favorevoli, deve prevalere la valutazione politica del consiglio. A partire dallo Statuto regionale che sostiene espressamente le fusioni. Abbiamo l’occasione di fare quello che vorremmo facesse il Parlamento, ovvero una scelta che spinga le fusioni. E anche per dare un segnale chiaro al Veneto, con il consiglio che tiene conto dei risultati del referendum, ricordiamo che il “sì” ha raggiunto il 68%, nell’ambito però degli indirizzi politici e statutari». Questa è peraltro la considerazione sottoscritta dal Pd provinciale, che attraverso il segretario Vittorio Ivis ha sottolineato: «L’ipotesi leghista di Treville è del tutto fuorviante e corrisponde a un preciso atteggiamento: quello della Lega di non ascoltare i cittadini, rimandare le decisioni e creare confusione, inventando soluzioni giuridicamente improvvisate». Perdendo San Vitale, d’altra parte, il Pd perde una roccaforte del centrosinistra e dunque punti importanti in vista di una campagna elettorale che, oggi, vede tre amministrazione in scadenza tutte di centrodestra. Soddisfatto è chiaramente l’ex sindaco sanvitalese (caduto all’indomani del referendum) Silvia Mizzon, secondo cui «la Regione ha scelto di rispettare la volontà dei cittadini espressa con il voto referendario». Anche gli altri tre sindaci ritengono consona la scelta di procedere a tre «visto che così si accoglie in toto la volontà popolare di ogni singolo cittadino, sia per chi ha valutato positivamente la fusione sia per la popolazione del Comune che si è espresso negativamente». I tre hanno tuttavia avanzato la richiesta ufficiale di valutare il cambio di denominazione in Borgo Veneto, seconda opzione più votata (30,7% contro il 37% di Quattroville) nel sondaggio preliminare che ha coinvolto i cittadini.

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