La signora che inventò lo chic ecco le radici dell’italian style

In mostra a Milano abiti, disegni e memorabilia della stilista che dettò legge dagli anni ’50 in poi. Tutti i pezzi acquisiti negli anni ’80 dalla Fondazione Bano
Di Silva Menetto

di Silva Menetto

MILANO

«Creare un modello significa dare quello che si dice lo “chic”, oltre la perfezione» diceva Jole Veneziani. E quello chic, quel tocco impagabile e glamour che faceva diventare di classe anche un semplice tailleur, lei ce l’aveva nelle mani, nella mente, nel sangue. Nel suo atelier di Via Montenapoleone 8 a Milano, ha fatto muovere i primi passi a quel “Made in Italy” della moda che tutto il mondo ci invidia da oltre mezzo secolo. A questa regina del bon ton, che ha vestito i sogni di Maria Callas e Elsa Martinelli, di Josephine Baker e Marlene Dietrich, Wally Toscanini, Anna Proclemer e Ornella Vanoni ma anche quelli delle signore dell’alta società italiana degli anni ’50 e ’60, Milano dedica una mostra che prende le mosse dallo straordinario Archivio Veneziani custodito dalla Fondazione Bano di Padova.

Da oggi fino al 24 novembre 2013, a Villa Necchi Campiglio, il meraviglioso mondo di Jole Veneziani torna a vivere attraverso uno spettacolare allestimento di Corrado Anselmi, che ha distribuito nelle stanze dell’elegante dimora patrimonio del Fai 8Fondo Ambiente Italiano), uno stuolo di manichini vestiti coi capi più belli e gli abiti più preziosi della stilista. Il percorso espositivo, curato da Fernando Mazzocca, racconta attraverso foto, video e memorabilia provenienti sempre dall’Archivio, la storia del personaggio Jole Veneziani, della donna e della stilista, dalla grande famiglia in cui era nata, a Taranto, fino agli esordi nel mondo della moda, via via sino alle indimenticabili sfilate e agli anni del successo planetario con le copertine di Life, Vogue e Harper’s Bazaar a lei dedicate.

«Di Jole Veneziani mi piacevano l’entusiasmo, l’ottimismo, la risata» ricorda Federico Bano, che ebbe il privilegio di lavorare con lei a partire dagli anni ’70, e che oggi ne custodisce l’Archivio di circa 20mila pezzi a Palazzo Zabarella, a Padova. «Le sue sfilate erano un sogno, il suo modo di ragionare mai banale. Sapeva essere sempre perfetta, in qualsiasi situazione; spaziava in mondi diversi con lievità. La Milano in cui iniziò a lavorare, durante la guerra, era una città sotto le bombe e piena di macerie. Ma da lì prese avvio quel momento importante di rinascita postbellica che fece sorgere anche il “Made in Italy” della moda. La mostra su Jole Veneziani perciò lancia un messaggio in questo periodo di crisi e di demotivazione: anche partendo dalle macerie ce la si può fare! E vederla è rilassante, perché negli abiti di Jole c’è il gusto per le cose belle». Da quelle “cose belle” che hanno fondato l’Alta Moda e dettato per decenni le linee guida del vestire, gli stilisti odierni continuano a pescare idee e a declinare forme. La rassegna a Villa Necchi Campiglio è comunque solo il primo passo per la valorizzazione dell’Archivio Veneziani, e toccherà dopo Milano altre città europee. Da qualche anno l'Archivio Veneziani è infatti entrato a far parte del progetto “Archivi della moda del Novecento” ed è continuamente mèta di studiosi che arrivano a Palazzo Zabarella per svolgere le loro ricerche. Nelle intenzioni di Federico. Bano c’è l’idea di aprire almeno in parte al pubblico questo “luogo vivo” - che continua ad implementarsi nel tempo con lasciti e nuove acquisizioni – magari con piccole esposizioni temporanee di bozzetti, foto o documenti che possano svelare al grande pubblico, sempre curioso, la magia di questa leggendaria creatrice di eleganza, pioniera del “Made in Italy”.

Nel 1951, con la sua creatività e la sua professionalità Jole Veneziani fu tra i cosiddetti “13 apostoli della moda italiana” che dettero vita alla prima, storica sfilata di moda di Villa Torrigiani a Firenze, organizzata da Giovanni Battista Giorgini. La mostra parla anche di questa entusiasmante parte della recente storia d’Italia.

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