La sorpresa della nipote-sposa per la nonna “rinchiusa” in casa di riposo a causa del Covid

PADOVA. La nonna, bloccata dall’emergenza sanitaria, non può andare al matrimonio della nipote e così è la sposa a rinfilarsi l’abito bianco e a raggiungerla in casa di riposo. La storia arriva direttamente dall’Oic della Mandria e ha commosso tutti gli ospiti di una delle più grandi case di riposo di Padova.
Gli strascichi portati dal Covid non sono soltanto economici. Ci sono tanti altri risvolti sociali che hanno stravolto le vite di tutti negli ultimi mesi. Nonna Maria sognava da sempre di poter assistere al giorno più bello della vita di sua nipote Martina. E se lo sarebbe anche meritato, visto che per lei è stata quasi una seconda madre, che la storia d’amore con Ermanno l’ha vista nascere e sbocciare. Ma il Covid ha detto no. O meglio, hanno detto no i responsabili sanitari dell’Oic. Troppo alto il rischio di far uscire un ospite dalla struttura, l’allerta è ancora forte e non si può rischiare.
Per Martina Salmaso è stato un fulmine a ciel sereno. La ragazza, che ha 27 anni e gestisce le autoscuole di Voltabarozzo e Madonna Pellegrina, ha sfruttato il lockdown per pianificare il matrimonio, e la graduale riapertura alla vita normale le aveva dato la speranza di poter avere con sé il giorno delle nozze anche l’amata nonna. Ma una settimana prima dell’evento è arrivata la risposta negativa: «Quando mi hanno comunicato che la nonna non sarebbe potuta uscire mi è crollato il mondo addosso», racconta Martina. «Sarei andata a prenderla io con la forza, ma il divieto era tassativo». Il giorno del matrimonio civile, celebrato sabato 5 settembre al castelletto di Lion, durante la cena è stato proiettato un video in cui la nonna salutava gli sposi e si augurava di poter vedere Martina in abito bianco. Le bastava una foto, ma la nipote ha voluto fare qualcosa di più e ha scelto la data più significativa. Venerdì scorso, giorno della festa dei nonni, si è rimessa l’abito ed è corsa all’Oic. Nonna Maria è ospite della casa di riposo da un paio d’anni ma da fine febbraio non può più uscire da lì. L’Oic è stata una delle prime case per anziani ad intuire il pericolo del Covid e serrare le porte, evitando così le stragi che si sono verificate in altre strutture. Al costo, necessario, di blindare gli ospiti. Maria da quasi otto mesi non riesce ad abbracciare nessun familiare, per quattro mesi non ha visto nemmeno i figli, e da giugno in poi può ricevere solo visite programmate ogni cinque giorni per 20 minuti al piano terra della struttura e separata da un vetro. «No i me moea pì», ha scherzato la signora, che venerdì non è riuscita a trattenere le lacrime quando ha visto presentarsi all’appuntamento, invece che la figlia Tiziana, la nipote vestita da sposa. Martina le ha portato i pasticcini e le ha potuto così raccontare le emozioni del matrimonio. «Un momento splendido che mi ripaga di questi mesi duri», ha sorriso Maria. «Sono fortunata ad essere ospite di questa struttura premurosa ma spero che tutto questo presto finisca presto per poter riabbracciare Martina e gli altri miei nipoti Alessia, Alice e Tommaso». —
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