Ladri traditi dal succo di frutta

Li scopre in casa, li insegue e butta loro addosso la bevanda
Sergiu Bulgaru e Ruslan Musteata
Sergiu Bulgaru e Ruslan Musteata
 
ABANO.
Incastrati dal succo di frutta. Le bottigliette, infrantesi contro la fiancata del veicolo sul quale stavano scappando, ha funzionato meglio di un rilevatore elettronico, consentendo di individuare e arrestare la coppia di moldavi che aveva appena messo a segno il colpo. A finire in manette, Ruslan Musteata e Sergiu Bulgaru, entrambi regolari (il secondo con una sfilza di precedenti) introdottisi l'altra notte nell'abitazione della famiglia Sette, al civico 12 di via Facciolati. «Erano passate da poco le tre e trenta - racconta Lorenzo Sette - io, mia moglie e mio figlio Manuel stavamo dormendo tranquilli quando siamo stati svegliati da alcuni rumori». Quando apre gli occhi vede i malviventi ai piedi del letto. I due se la danno a gambe. «Io e mio figlio li inseguiamo fino in strada mentre mia moglie si affaccia alla finestra».  In fondo alla via è in sosta un Ford Galaxy scuro sul quale Bulgaru sale rapido mentre Musteata scappa a piedi. Quando il veicolo passa davanti all'abitazione, Manuel afferra d'istinto la confezione di succhi di frutta vicino all'ingresso e la scaglia contro la portiera. «Io ho continuato a correre per qualche metro, per cercare di raggiungere quello che fuggiva a piedi - continua Lorenzo Sette - ma l'ho perso di vista». Le emozioni, però, non sono finite. «Stavo tornando a casa quando mi sono visto venire incontro un tizio che mi ha mormorato: «Sono scappati da quella parte», indicando la direzione dalla quale provenivo, poi è scomparso. Solo dopo un po' ho capito che si trattava dello stesso ladro che mi era arrivato alle spalle. Per fortuna non ho reagito». Nel frattempo, vengono allertati i carabinieri. Che bloccano Musteata vicino all'abitazione. Con sé ha degli arnesi da scasso con i quali ha smontato la serratura dell'ingresso. Il complice viene fermato poco dopo ad Albignasego, ancora all'interno del Galaxy parcheggiato in una viuzza.  La fiancata inzaccherata dal succo di frutta è una prova lampante. Inoltre, il controllo delle chiamate dei loro telefonini indica che i due si sono parlati fino a poco prima, probabilmente per concordare le modalità di fuga. All'appello mancano però 200 euro e alcuni monili d'oro. La banda era quindi composta da un terzo uomo che, intascato il bottino, ha abbandonato i «compari».

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