L'epatite C fu diffusa dai cateteri

Erano stati i cateteri venosi il veicolo del contagio dell'epatite C nella Clinica medica IV (che comprende l'Ematologia) dell'Azienda ospedaliera. E tutto era dipeso da una loro cattiva gestione che non rispettava i protocolli. Il catetere inserito nella vena dei ricoverati, infatti, veniva lavato con la soluzione fisiologica proveniente da un unico flacone impiegato per tutta la corsia. Lo hanno ribadito ieri davanti al giudice monocratico Rita Bortolotti i consulenti della procura, l'infettivologo Antonio Grossi, il medico legale Andrea Giannelli, l'ematologo Baccigalupo e il microbiologo Oliviero Varnier. Sul banco degli imputati il professor Giampietro Semenzato, direttore dell'Ematologia, il professor Achille Pessina, direttore della Clinica medica IV, e Carlo Sabbion, coordinatore delle unità infermieristiche, tutti accusati di concorso in omicidio colposo in seguito alla morte di tre pazienti contagiati dall'epatite C durante le operazioni di pulizia del catetere venoso impiegato per le flebo e difesi dagli avvocati Lorenzo Locatelli e Barbara Bisinella. Tre le vittime: Antonio Gasparini di Padova, morto a 41 anni (la famiglia è costituita parte civile con i legali Claudio Finesso e Beatrice Boaretto); Silvano Zagolin di Pontevigodarzere e Moreno Tacchetto di Camponogara (le famiglie di questi ultimi sono uscite dal processo grazie al risarcimento). In aula il consulente della difesa ha rilevato che le vittime, in condizioni già compromesse, sarebbero comunque decedute. Il processo continuerà l'8 febbraio. (c.g.)
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