L’ironico asinello togato dono di laurea a Nievo ora è in mostra a Padova

Gli eredi dello scrittore garibaldino morto in un naufragio lo hanno prestato per l’esposizione dei papiri universitari
Di Aldo Comello
MALAMAN - ASINELLO PAPIRO DI IPPOLITO NIEVO
MALAMAN - ASINELLO PAPIRO DI IPPOLITO NIEVO

PADOVA. Ieri, Eleonora Mosco, vicesindaco, ha visitato la mostra “Patavina Libertas”, i 130 papiri di laurea esposti al Centro Culturale San Gaetano, quintessenza di un repertorio di oltre 20 mila immagazzinati nell’archivio digitale che copre 300 anni di storia dell’Università e della città. Un’attenzione speciale, nel corso della presentazione, si è concentrata sul “papiro” di Ippolito Nievo. Nievo si laurea a Padova in Giurisprudenza il 22 novembre 1855. Gli amici lo festeggiano regalandogli una scultura: un asinello in legno di cirmolo, marmorizzato, lavoro di un artista o di un abilissimo artigiano. L’opera è in controtendenza rispetto alle epigrafi ottocentesche, funeree, encomiastiche, arricchite da madrigali. L’ironia, infatti, è evidente: l’asino, la bocca aperta in un raglio, è fregiato da un’ampia gorgiera, plissettata come una liseuse. L’indumento tra Cinque e Seicento era indossato sopra le toghe degli avvocati, ma nell’800 diventa una presa per il bavero, è la maschera dell’Azzeccagarbugli manzoniano.

Quest’asino arriva a Padova in maniera piuttosto carbonara: da Roma lo porta, impacchettato come una bomba, Consuelo Artelli Nievo, presidente della Fondazione Nievo e vedova dello scrittore (e discendente di Ippolito) Stanislao. Stanislao è stato uno scrittore di vaglia, il suo “Prato in fondo al mare” che ripercorre con afflato poetico la tragedia del vapore Ercole inabissato nel viaggio tra la Sicilia e Napoli, in cui scomparve Ippolito con tutti i documenti contabili dell’epopea garibaldina, si meritò il premio Campiello nel 1975. L’asinello arriva in treno da Roma con la contessa Consuelo e viene affidato, calato dal finestrino, alle mani di un lontano cugino del Nievo, il professor Maurizio Rippa Bonati, docente di Storia della Medicina e responsabile scientifico dell’antica Biblioteca Pinali. Dato in prestito alla mostra padovana, il somarello di legno resterà nella sua teca di vetro, disteso sopra due tomi di diritto, fino al prossimo 27 luglio, data in cui si chiuderà l’interessante rassegna sui papiri inaugurata il 2 aprile scorso. Ippolito Nievo, come hanno spiegato Virginia Baradel e il prof. Vittorio Dal Piaz, non farà mai l’avvocato, sarà, nella sua breve vita (trent’anni) scrittore poliedrico (il suo capolavoro è “le Confessioni di un italiano” pubblicato postumo) e avventuroso garibaldino con il grado di colonnello, una di quelle “teste calde” che posarono le prime pietre per la costruzione dell’Italia.

Un altro ricordo di Nievo lo troviamo al Bo nella sala delle colonne, vicino all’accesso dell’Aula Magna. È un dipinto che rappresenta un delfino e un uomo che cade a capofitto nel mare. Forse la conservazione dell’asinello, diventato un’icona della memoria, è legata anche alla breve vita di Ippolito, come un cavallo a dondolo abbandonato da un bimbo che se ne è andato troppo presto. L’esposizione del singolare papiro arriva a pochi giorni dall’acquisto da parte dell’Università de “I Beffeggiatori” dello stesso Nievo, commedia del 1857, scritta con “Le invasioni moderne”, per partecipare a un concorso indetto dall’istituto filodrammatico di Padova. Altre figure importanti che emergono da questa rassegna: Niccolò Tommaseo, Guido Carli che sarà governatore della Banca d’Italia, Cesare Musatti, pioniere della psicoanalisi, il ministro Guido Gonella, l’editore Ugo Mursia, il sociologo Sabino Acquaviva. La mostra è stato organizzata dal Comune e dal gruppo Icat e sostenuta dalla Fondazione Cariparo.

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