Lunedì arriva la salma del 22enne chef morto in Nuova Zelanda

Il feretro giungerà in Italia tre settimane dopo la tragedia Mercoledì l’addio di Santa Giustina in Colle a Luca Ruffato
Di Francesco Zuanon

SANTA GIUSTINA IN COLLE. Rientrerà lunedì prossimo, 14 gennaio, la salma di Luca Ruffato, il giovane cuoco morto a 22 anni in Nuova Zelanda. Il funerale verrà celebrato mercoledì 16 gennaio, nella chiesa parrocchiale di Santa Giustina in Colle. Si conclude quindi, fra pochi giorni, la lunga e per la famiglia estenuante attesa di riavere a casa la salma di Luca, partito il 4 dicembre per lavorare in Nuova Zelanda, nell’isola meridionale, durante la stagione estiva.

Era stato ingaggiato come chef, con un contratto di sei mesi, al ristorante “Cafè La dolce Vita” dal ristoratore italiano Roberto Lombardi. Un paio di settimane dopo, è morto per ipotermia nelle fredde acque del lago Te Anau, dove si affaccia l’omonima centro turistico in cui Luca si era stabilito e aveva trovato lavoro.

Ruffato era uscito in canoa nelle acque del lago, il pomeriggio del 21 dicembre, ma non aveva fatto rientro la sera. I soccorsi, allertati dai colleghi del giovane che non l’avevano visto arrivare al lavoro e scattati immediatamente anche con l’ausilio di un elicottero, avevano permesso di ritrovare la mattina dopo, sulle rive del lago, il corpo di Luca senza vita. A poca distanza da lui, la canoa, che probabilmente si era capovolta facendolo finire in acqua, all’altezza di un’insenatura del bacino nota come Brod Bay. Da quel giorno, la famiglia tramite l’avvocato Silvia Ruffato e con il sostegno del presidente del consiglio regionale Clodovaldo Ruffato e del sindaco Federico Zanchin, ha cercato di accelerare le pratiche per il rientro della salma, ma le festività hanno allungato i tempi fino a metà mese.

La settimana prossima, quindi, mamma Vania Maria, i fratelli Davide e Andrea, i parenti e i tantissimi amici potranno finalmente salutare per l’ultima volta Luca che, per tutti, è volato in cielo a fianco del papà Gianfranco, morto dieci anni fa, fulminato dall’alta tensione mentre pescava lungo il Tergola, proprio con il figlio Luca al fianco.

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