Malattie dell’intestino guarite con un trapianto di feci

È economico, perché il “materiale” da trapiantare è in ognuno di noi, ed anche molto semplice da reperire, perché sbarazzarcene è tra nostri gesti più naturali (e quotidiani). In Italia si fa solo a...
Chirurghi impegnati in un'operazione chirurgica in una foto d'archivio senza data. Violano il codice deontologico i medici che sottopongono ad interventi pazienti "inoperabili" e afflitti da patologie che lasciano loro solo poco tempo di vita, anche nel caso in cui sia stato proprio il paziente a dare il suo consenso informato all'operazione. Lo sottolinea la Cassazione. EPA/CLEVELAND CLINIC / HO EDITORIAL USE ONLY / NO SALES
Chirurghi impegnati in un'operazione chirurgica in una foto d'archivio senza data. Violano il codice deontologico i medici che sottopongono ad interventi pazienti "inoperabili" e afflitti da patologie che lasciano loro solo poco tempo di vita, anche nel caso in cui sia stato proprio il paziente a dare il suo consenso informato all'operazione. Lo sottolinea la Cassazione. EPA/CLEVELAND CLINIC / HO EDITORIAL USE ONLY / NO SALES

È economico, perché il “materiale” da trapiantare è in ognuno di noi, ed anche molto semplice da reperire, perché sbarazzarcene è tra nostri gesti più naturali (e quotidiani).

In Italia si fa solo a Roma, ma a partire dal 2016 il “trapianto di microbiota fecale” (o, più prosaicamente, di “cacca”) potrebbe diventare realtà anche a Padova.

Nessuno lo direbbe, ma da tanto vile materia possono scaturire benefici tutt’altro che trascurabili. Al momento, la scienza ne ha certificato l’efficacia contro il clostridium difficile: un batterio che, in alcune particolari condizioni, può scatenare una brutta infezione, potenzialmente letale.

Ma le potenzialità sono molteplici: si pensa che possa curare, ad esempio, anche il tumore al colon, la colite ulcerosa e il morbo di Crohn.

«A Padova studiamo il microbioma da anni», spiega il professor Giacomo Carlo Sturniolo, responsabile del reparto di Gastroenterologia, «e ora puntiamo a passare dalla ricerca alle applicazioni. A giorni sarà inoltrata la richiesta per l’autorizzazione al trapianto al Comitato Etico, e nel giro di sei mesi circa si avrà un riscontro».

Il meccanismo alla base della terapia è piuttosto semplice: «Nel nostro organismo», spiega ancora Sturniolo, «abbiamo un numero di batteri dieci milioni di volte superiore rispetto al numero di cellule. Se consideriamo che, normalmente, i batteri sono patogeni, dovremmo stare malissimo. Invece non succede, perché con alcuni batteri conviviamo molto bene».

A partire da queste considerazioni, e dallo studio comparato delle feci umane in diverse parti del mondo, la scienza ha concluso che c’è uno stretto legame tra il microbioma e alcune malattie dell’intestino.

Quanto al clostridium, «i sintomi sono quelli della dissenteria», spiega il gastroenterologo, «ma non è da sottovalutare: in un paziente già debilitato può portare anche alla morte. Colpisce soprattutto gli anziani», tiene a sottolineare lo specialista, «e l’unica terapia efficace è attualmente quella a base di antibiotici, i quali tuttavia hanno una percentuale di inefficacia che supera il 25%».

Non poco. Ecco quindi che il microbiota fecale, preso da feci buone, può miracolosamente ristabilire l’equilibrio corretto, e quindi il benessere del paziente.

Quanto alle modalità d’intervento, «negli Stati Uniti si preparano delle capsule, somministrabili per via orale», continua Sturniolo, «mentre qui il trapianto si farà in endoscopia, posizionando un sondino nel colon a livello dell’appendice».

La percentuale di riuscita dell’intervento è ottimale, oltre l’80%. La soluzione, però, sarà riservata ai soli pazienti per cui l’antibiotico si è già dimostrato inefficace.

Nel frattempo, al dipartimento di Scienze del Farmaco del Bo, avanza anche un’altra ipotesi, alternativa all’uso di feci umane: «Di fatto» spiega Margherita Morpurgo, cofondatrice e responsabile scientifico di Ananas Nanotech, «cerchiamo di creare qualcosa di sintetico, che però abbia la stessa funzione ed efficacia di feci umane e sane». (s.q.)

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