Mamma si uccide come il figlio in un foglio la sua resa al dolore

La donna di 47 anni, padovana, aveva già tentato il suicidio in altre occasioni Due anni fa la morte tragica del ragazzo: un gesto che aveva sorpreso tutti

Quel dolore non passava mai. Due anni a conviverci senza poterlo calmare, senza quasi riuscire a parlarne. Quindi la resa, il miraggio di una liberazione. Si è tolta la vita come aveva fatto suo figlio: lucidamente, si direbbe, per quanto sia possibile esserlo in questi casi. Ha scritto i motivi del gesto su un foglio e lo ha lasciato in vista. Poi ha fatto quello che aveva tentato altre volte. Il compagno, con cui viveva da qualche anno in un paesino del Bellunese, ha trovato prima lei - e ha inutilmente tentato di rianimarla - e poi quel foglio. Il Suem e i carabinieri, arrivati poco dopo, hanno semplicemente certificato la morte.

due anni dopo

Nel 2017 il figlio di questa donna padovana di 47 anni si era suicidato in modo tanto doloroso quanto sorprendente. E con le stesse modalità scelte l’altro ieri dalla donna. Aveva 24 anni, il ragazzo. Di lui gli amici dicevano che avesse una sensibilità straordinaria e una spiccata propensione alla malinconia. Ne aveva passate tante, ma poi si stava anche tirando su, nonostante le apparenze e a dispetto di tanti post cupi pubblicati sui social che pure contrastavano con il gran numero di amici che aveva. I suoi genitori si erano separati ed entrambi si stavano costruendo una nuova vita, il padre all’estero, la mamma con un altro compagno.

inspiegabile

E il ragazzo però stava riprendendo in mano la sua vita. Aveva ricominciato gli studi per prendere il diploma, si era iscritto a scuola guida per avere la patente. Il nonno gli aveva appena regalato una casa, progettava di andare a viverci. E suo padre gli aveva intestato un ufficio, perché potesse avviare l’attività che sognava. Nel bel mezzo di tutto questo - poche ore dopo aver messo la firma sul rogito davanti a un notaio - era crollato. Una delusione d’amore - avevano poi spiegato i suoi amici - gli aveva spezzato le gambe, evidentemente ancora fragili. Nessun messaggio, nessuna spiegazione, solo un post su facebook - l’ultimo - in cui aveva scritto “kill me”. Interpretato, tardivamente, come una richiesta d’aiuto. «Forse ha parlato con le persone sbagliate», avrebbe poi detto uno dei suoi amici più cari, «perché a noi non ha mai detto niente».

il dolore incurabile

Quella morte drammatica, il modo e i tempi di quel dolore, avevano scavato un abisso nel quale si è persa la mamma del ragazzo. Mentre il padre aveva elaborato la tragedia parlando con gli amici del figlio, mettendo un qualche tipo di ordine fra le macerie, la donna si era chiusa nel dolore. E da questo si era fatta sopraffare. Aveva già tentato il suicidio altre volte, si era salvata, l’avevano aiutata. Ma quel dolore l’ha consumata dentro e tornava a farle male ogni giorno, intenso come la prima volta.

Cristiano Cadoni



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