«Mancano gli specialisti, non i medici» Neolaureati bloccati da oltre due mesi
«Non mancano i medici, mancano gli specialisti». Parola di ragazzi che medici lo sono, e specialisti vorrebbero diventarlo, e che per questo sono scesi in piazza ieri mattina a Padova, davanti al Bo, come in molte altre città in Italia. Sono 23.756 i neolaureati in Medicina e chirurgia che hanno sostenuto lo scorso 22 settembre il test per accaparrarsi uno dei 14.445 posti nelle scuole di specializzazione italiane, e che dal 5 ottobre, oltre due mesi, attendono la pubblicazione delle graduatorie che decideranno il loro futuro. Sono ragazzi in balìa di un ritardo dovuto a una serie di contenziosi aperti prima al Tar e poi giunti in Consiglio di Stato, riguardanti una domanda ambigua nel test di ammissione. L’ultimo rinvio, il terzo, è arrivato giovedì scorso: a causa di questo ritardo, considerato, come si legge nella nota diffusa dai manifestanti, «una mancanza di rispetto verso i cittadini durante un’emergenza sanitaria», molti giovani medici si trovano in una posizione decisamente scomoda. Già in situazioni normali il cosiddetto “imbuto formativo” fa sì che ogni anno ci siano migliaia di laureati in Medicina che sono tagliati fuori dalle scuole di specializzazione: tutti loro devono arrangiarsi con lavori precari – come sostituzioni in guardia medica o incarichi provvisori nelle Rsa o nelle Usca, le unità speciali che assistono i pazienti Covid a domicilio. La specializzazione è necessaria per esercitare la professione nel Servizio sanitario nazionale: le borse di specializzazione, alle quali si accede superando il concorso nazionale, consentono ai medici di percepire uno stipendio durante la specializzazione. Quest’anno, a causa dei ritardi nella pubblicazione delle graduatorie, i medici che hanno sostenuto il test sono stati spesso impossibilitati a svolgere qualsiasi tipo di lavoro. Questi incarichi, infatti, hanno un vincolo che impedisce di lasciare il ruolo senza un preavviso minimo. Per questo in molti non hanno potuto accettare questi lavori perché “rischiano” di risultare vincitori di una borsa di specializzazione senza poter abbandonare l’impegno preso. Il ministro Manfredi ha dichiarato che le graduatorie dovrebbero essere pubblicate pochi giorni dopo il 15 dicembre, data in cui il Consiglio di Stato dovrebbe esprimersi sui ricorsi. Considerando il rischio che molti candidati scoprano la loro destinazione molto a ridosso dell’inizio dei corsi, attualmente fissato al 30 dicembre, Manfredi ha inoltre parlato di un possibile inizio posticipato al 15 gennaio. A Padova anche il mondo politico si è espresso a sostegno degli aspiranti specializzandi. Il sindaco Giordani ha dichiarato: «Sono vicino ai nostri medici. Spero che le loro rivendicazioni siano tenute nella massima considerazione».
«La pandemia ci ha ricordato il valore della sanità pubblica» ha scritto Pietro Bean, Pd, in un post sui social. «Dobbiamo fare il possibile per dotarla delle risorse necessarie». —
Riproduzione riservata © Il Mattino di Padova