Marco, il cacciatore di onde padovano

È un giovane ricercatore padovano, ma è soprattutto il primo al mondo ad aver scoperto le onde gravitazionali. Marco Drago, 33 anni, è il classico cervello in fuga. Lavora al centro di calcolo «Atlas» del Max Planck Institute, a Hannover. All’Università di Padova si è laureato in Fisica e ha ottenuto il dottorato. Ha poi proseguito gli studi a Trento, affrontando quattro anni di post-dottorato. Da settembre 2014 è finito a lavorare in Germania, dove analizza i segnali individuati dalle antenne di Ligo, lo strumento che dà la caccia alle onde gravitazionali. Lo scorso 14 settembre, alle 11.51, ha ricevuto la mail di allerta inviata dal sistema.
Dottor Drago, come è avvenuta la scoperta?
«Appena è arrivata la mail, ho contattato il dottor Gabriele Vedovato dell’Infn di Padova. Ci siamo subito resi conto che si trattava di qualcosa di diverso dal solito: un’energia superiore rispetto agli eventi a cui eravamo abituati. Allo stesso tempo però eravamo scettici».
Quindi?
«I capigruppo del progetto ci hanno assicurato che nessuno aveva iniettato segnali “finti” come si fa per i test. Allora ci siamo adoperati a fare tutti i prospetti del caso, per arrivare ai risultati che sono stati presentati ufficialmente».
Cosa ha provato in quel momento?
«Ho vaghi ricordi, ero molto emozionato. Andavo da ufficio in ufficio, ho inviato e ricevuto valanghe di mail. Tutte le persone che ho avvertito hanno iniziato a dire la loro. È stato un caos benevolo. La sera sono tornato a casa e ci sono rimasto. La notte ero ancora lì a pensare a quello che avevo visto, mi sono addormentato a fatica. I festeggiamenti sono arrivati più tardi, dopo un’analisi più intensa dei fatti».
Lavora ad Hannover da oltre un anno: si sente un cervello in fuga?
«Andare in giro per il mondo fa bene al curriculum, ma a essere onesti è stata una scelta obbligata perché c’erano difficoltà a rimanere in Italia. Io sicuramente vorrei tornare. Quello che mi manca sono gli affetti, le amicizie e la famiglia».
Da giovane ricercatore, che differenze ci sono tra l’Italia e l’estero?
«I due sistemi di lavoro sono diversi, soprattutto sul fronte dei finanziamenti. In Germania è molto più semplice ottenere fondi anche per le piccole cose. Io comunque ho la fortuna di essere all’interno di una collaborazione internazionale, quindi sono in contatto con le persone con cui lavoravo in Italia. I computer facilitano la comunicazione».
Perché ha scelto questa strada?
«Fin da piccolo avevo una certa propensione per la matematica, nel senso che capirla mi risultava semplice e facile. Al liceo ho conosciuto la fisica ed è nata una passione. Così, all’Università mi sono buttato».
Nelle prossime ore (oggi pomeriggio) tornerà a Bagnoli di Sopra, il suo paese. Cosa si aspetta?
«In una foto ho intravisto uno striscione appeso fuori a casa mia, non so cosa stia accadendo. Non riesco più a tener d’occhio i social network perché mi stanno scrivendo in tantissimi»
Cosa cambia per lei dopo questa scoperta?
«È la prima volta che vediamo i buchi neri, finora potevamo solo presupporre la loro esistenza in certi punti dello spazio. Inizia l’era di una nuova fisica. Il resto è tutto da scrivere».
Nel frattempo, l’intero paese è pronto a festeggiarlo. Originario della frazione di San Siro, il giovane fisico in queste ore sta ricevendo decine di messaggi di congratulazioni da parte dei sui coetanei e compaesani. «È un orgoglio per tutti noi e anche per tutta la sua famiglia. Ora siamo impazienti di dargli il benvenuto», commenta il sindaco Roberto Milan. Gli amici e i compagni di studi esultano e lo descrivono come un ricercatore con una marcia in più
Elisa Fais
e Nicola Stievano
Riproduzione riservata © Il Mattino di Padova