«Mi ha strappato la collana d’oro, ecco come mi ha ridotto»

Padova, ottava rapina in dieci giorni da parte del bandito che assale le anziane per rubare loro i gioielli 

PADOVA. «Ho visto la cattiveria nei suoi occhi. Spietato, freddo, un vampiro. Si è portato via l’unico ricordo rimasto di mia sorella Carla».

Giustina Bogoni, 76 anni, continua a toccare le abrasioni rimaste sul collo dopo l’aggressione subita lunedì nel tardo pomeriggio. Era sotto casa, aveva appena buttato la spazzatura, stava rientrando.

«Mi sono fermata un attimo a guardare la posta in cassetta, mi sono girata un attimo e ho visto lui».

Lui è un ragazzo nordafricano tra i 20 e i 25 anni, magro, non tanto alto. La descrizione somiglia tanto a quella fornita da altre vittime di queste aggressioni in serie.

«Ha preso la mia collana d’oro e ha tirato con una forza che non pensavo avesse. Ma come si può vivere così. Come si può trattare in questo modo una donna di 76 anni che vive con 540 euro al mese?».

Il teatro di questa nuova aggressione, l’ottava in nemmeno due settimane, è il tratto finale di via Palestro. Una strada di quartiere che va a morire sulla linea ferroviaria. Con i palazzi costruiti per i ferrovieri tutto intorno.

Giustina Bogoni vive sola in un appartamento al quarto piano. Non è mai stata sposata. Non ha figli. Per una vita ha lavorato come domestica a casa di un professore universitario e poi per oltre dieci anni è stata vigilante a palazzo della Ragione.

Con tanti sacrifici è riuscita a comprarsi la casa e ora con altrettanta oculatezza riesce a far quadrare il bilancio mensile. La chiesa è uno dei suoi punti di riferimento. Dopo essere stata aggredita la prima persona che ha chiamato è stato il parroco del Duomo.

«Lunedì sono stata dal dentista, ecco perché ho indossato quella collana. Sono sempre a casa, le poche volte che esco per andare in chiesa o dal medico voglio essere almeno presentabile ma questa è una città che non ci consente più nulla. Cosa devo fare? Togliermi tutto?».

Giustina mostra gli anelli e si tocca ancora le ferite. Non ha superato il trauma. Ha paura e non si vergogna a dirlo.

«Mi hanno rubato quattro volte il portafoglio, due volte la bicicletta, ora questa rapina. Io non esco più di casa». La mente va inevitabilmente a quel momento.

«Ho urlato come una pazza, ho anche provato a inseguirlo ma era troppo veloce per me. Qui vicino c’è un cantiere, nessuno degli operai ha sentito nulla. Come è possibile? Se qualcuno mi dava una mano magari riuscivamo a fermarlo, invece così è tutto perso. Prima di andarsene mi ha anche detto una parola in lingua straniera ma non ho capito il senso».

Nuovo colpo, identikit ricorrente e nuove indagini sulle rapine in serie. Il conto sale a otto e da quel che si può capire non è finita qua.

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