Michele Florentino il ristoratore amato dal Principe

di Stefano Vietina
«In Italia abbiamo a disposizione un’economia pulita, non inquinante, una risorsa naturale inesauribile: l’enogastronomia. E io mi chiedo sempre perché non la sfruttiamo». Michele Florentino guarda con disincanto al nostro paese dal suo osservatorio privilegiato di Monte Carlo, nel principato di Monaco. Nel suo ristorante “Amici miei” al 16 di Quai Jean-Charles Reya ha servito il principe Alberto e Roger Moore, Giulio Andreotti e il re del Belgio, l’attrice Carol Alt, il direttore di fotografia Vittorio Storaro, l’ex primo ministro israeliano Ariel Sharon, Claude Trichet, ex presidente della Bce. E ancora Alberto Tomba e Ringo Star, Celine Dion e Miriam Makeba, l’ex presidente della Repubblica Francesco Cossiga e tutti i campioni della Formula 1, da Michael Schumacher a Fernando Alonso. Con molti di questi è rimasto un rapporto cordiale e di amicizia. Ha avuto molte soddisfazioni e tanti riconoscimenti, essendo stato nominato, fra l’altro, Cavaliere dell’Ordine dei Grimaldi per meriti culturali. Ma non dimentica il suo Paese e torna periodicamente, almeno ogni estate, a Cortina, dove ha lavorato a lungo. La burocrazia italiana lo ha indotto a un “esilio dorato” nel Principato. L’Italia lui la ama davvero, tant’è che proprio a Monte Carlo ha dato vita al Wine & Food Festival, «un’occasione per mettere in vetrina i prodotti italiani più tipici e di qualità. Perché a noi non manca la materia prima, né la fantasia: siamo bravi e apprezzati nel nostro settore, ma ancora poco conosciuti».
Ogni lunedì fa il “corrispondente” da Monte-Carlo per Nives Milani a Radio Cortina, osserva le cose francesi e le misura con quelle italiane. E qui il disappunto cresce perché, sottolinea, «i nostri cugini non hanno certo la nostra varietà di prodotti, basta pensare al vino. Eppure loro hanno saputo creare nella zona dello Champagne un indotto incredibile con il turismo». A Cortina Florentino ha lavorato dal 1978, titolare del ristorante “Baccoteca” a Guargnè, uno dei punti più panoramici e soleggiati della conca ampezzana, con una terrazza di 1500 metri quadrati, 200 coperti, la piscina. «Inventai le cene rustiche con i cori di montagna» ricorda Florentino «e vi partecipavano dal ministro Giovanni Spadolini a Vittorio Gassman con tutta la famiglia, Indro Montanelli, Alberto Bevilacqua, Virna Lisi, Francesco Moser, Paolo Villaggio, Marta Marzotto, Alessandro Benetton, Matteo Marzotto, Clara Agnelli, Giovanni Nuvoletti e via elencando».
Poi nel 1986 la chiusura. «Sì, purtroppo per una questione burocratica: dopo l'incendio dell'Hotel Posta, il Comitato di sicurezza voleva che facessi una scala esterna, ma la Soprintendenza non dava il permesso, trattandosi di una costruzione dell'ingegner Pier Luigi Nervi. Così, dopo qualche mese di attesa, ho mollato tutto e quel locale ancora oggi è chiuso!». Intanto Florentino ha continuato a scrivere di vini, a fare selezione dei migliori prodotti italiani, a tenere contatti con i ristoratori; è stato co-fondatore dell'Associazione italiana Sommellier; co-fondatore e consigliere dell’Unione Italiana Ristoratori. Poi nel 1. 997 la partenza per Monte Carlo. «Presi il ristorante “Amici Miei” al Port de Fontvieille, il nuovo quartiere residenziale del Principato». Il locale frequentato anche dalla famiglia reale monegasca e dai vip della Riviera. È stato Florentino a importare a Monaco piatti come la pasta e fagioli, il fegato alla veneziana, le acciughette a “scottadeo”, i lumaconi di pasta al ragù di mare, le sarde in saor con polenta, schie, alici impanate e fritte, il tiramisù. «Di Monte Carlo colpisce il fatto che i 35.000 abitanti sono di 125 nazionalità. Il tutto in appena due chilometri quadrati. Là ho voluto esplorare una nuova dimensione di ristoratore, continuando a fare ricerca, ma soprattutto a dare vita a nuovi eventi e far conoscere la nostra cultura culinaria».Una ricetta per l'Italia? «Più onestà e più spazio alla meritocrazia. Poi sfruttare il patrimonio dell'arte e dell'eno-gastronomia in cui siamo gli unici al mondo ad avere una ricchezza di questo genere».
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