Muore a 29 anni, nove mesi dopo un grave incidente stradale

ESTE. La sera del 17 dicembre Laura stava tornando a casa da lavoro. Un camion le ha tagliato la strada: la sua Fiat 500 L si è schiantata contro l’autocarro, accartocciandosi. In quel momento è cominciato il lungo e combattuto calvario di Laura Santinello, 29 anni di Este. La giovane ha lottato fino a venerdì pomeriggio, quando i medici dell’ospedale Sant’Anna di Ferrara hanno dichiarato la morte cerebrale della giovane.
«Laura oggi ci ha lasciato per sempre» ha scritto il papà Antonio nella sua pagina Facebook a poche ore dalla morte della figlia «Ogni giorno ha lottato come una leonessa contro la sorte, è riuscita a superare problemi di tutti i tipi e, nonostante tutto, non ha mai smesso di regalarci il suo sorriso, come per dirci: “Non preoccupatevi, vincerò anche questa battaglia”». Una battaglia cominciata quasi nove mesi fa, alle 21 del 17 dicembre sulla Bologna-Padova: «Laura stava tornando da Cesena dove aveva degli appuntamenti di lavoro» ricorda il padre «Lavorava come merchandiser per la Pizzoli, industria alimentare nota in tutta Italia, e quel giorno aveva appena visitato alcuni supermercati della zona. L’avevamo sentita alle 20.30 al telefono e stava rincasando». All’altezza dell’Interporto di Bologna, un camion di una ditta italiana, condotto da un autista rumeno, si è immesso in carreggiata senza la minima accortezza: la 500 L di Laura non ha potuto che tamponare violentemente il mezzo, riducendo l’auto a un ammasso di lamiere.
«Mia figlia quel giorno si è salvata solo perché le centrali dei vigili del fuoco e della polizia si trovano a pochi metri dal luogo dell’incidente, e perché dopo un’ora l’ospedale Maggiore di Bologna è riuscito a organizzare un intervento chirurgico molto delicato». Di fatto il corpo di Laura è rimasto intatto: le lesioni gravissime sono state quelle riportate dalla ragazza al capo. L’operazione è durata più di 8 ore, a cui sono seguiti venti giorni in sala di rianimazione: «I medici la davano morta ogni giorno» continua papà Antonio «ma Laura è uscita dal coma e ha fatto progressi inimmaginabili».
Il 10 gennaio è stata trasferita in ospedale a Monselice, dove è rimasta fino al 20 maggio: «Qui è rinata. Si è svegliata, è persino riuscita a scrivere e a rispondere con ironia alle nostre provocazioni. Le mancava solo la parola e lamentava un’emiparesi sinistra. Era un miracolo, davvero, per come era stata ridotta dall’incidente». Il 14 aprile la ragazza ha disegnato su un foglio bianco un cuoricino, sotto il quale ha scritto «Sono molto feliz!».
La frattura alla base cranica ha tuttavia danneggiato seriamente l’ipotalamo della ragazza, la “centrale chimica” dell’organismo: per questo Laura è stata operata il 21 maggio in Neurochirurgia a Padova. La fronte della giovane è stata ricostruita e dopo venti giorni di convalescenza si è proceduto con il trasferimento al centro di riabilitazione San Giorgio di Ferrara. Qui è cominciato il tracollo per la ventinovenne, vittima – per l’effetto tossico di un farmaco – di pancreatite e polmonite che l’hanno costretta al ricovero al Sant’Anna di Ferrara. Poi l’ennesimo ritorno al San Giorgio e la crisi finale, con il coma di livello 6 e l’arresto cardiorespiratorio di giovedì notte.
L’elettroecenfalogramma piatto di venerdì sera ha portato i medici a dichiarare la morte cerebrale di Laura, che come ultimo atto di attaccamento alla vita ha donato fegato e reni. «Così nostra figlia continua a vivere. Non poteva finire tutto così», sono le parole della famiglia. La ragazza lascia mamma Rosella e i fratelli Marco e Davide.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © Il Mattino di Padova