Negozi anticrisi, va di moda la permuta

PADOVA. Oggi cimeli di un’antica prosperità, frammenti del passato eclissati in fondo ad armadi e cassettiere. Ieri frutto di compere intense e spensierate.
Sono i vecchi acquisti. Ormai oggetti lontani dalla memoria e dal nuovo shopping, rigorosamente parsimonioso, imposto dalla crisi economica: giacche di fine sartoria ormai demodé; giochi elettronici acquistati senza freni; pezzi antichi. S’impadroniscono dello spazio domestico e pesano su coscienze moralizzate dal digiuno imposto all’agiatezza. L’antidoto si chiama permuta: il vecchio acquista valore come sconto per il nuovo. Il tentativo è dare una scossa ai consumi inducendo a comprare con il concetto di scambio.
APRIPISTA. Uno dei primi in città a vedere nella permuta un’occasione di business è stata la famiglia Giraudo, noto negozio di abbigliamento in via Matteotti. Due anni e mezzo fa papà Alberto e il figlio Jonathan hanno cominciato a scontare gli abiti vecchi per i nuovi: rattoppato o con i buchi, quasi nuovo o incellofanato, ritirano i capi usati da scontare sui nuovi. Per vecchi vestiti c’è una vita nuova secondo un listino prezzi: abito o cappotto 100 euro; giacca o giaccone 50 euro; camicia o maglia 20 euro; impermeabile 80 euro e pantalone 30 euro. Il successo iniziale è stato travolgente: «abbiamo dovuto affittare un capannone», raccontano i titolari, «Adesso il capannone è diventato il nostro outlet a Caselle, ma le persone non hanno smesso di liberare i loro armadi. Noi li diamo in beneficenza. All’inizio pensavamo di poter recuperare dei capi, ma non ne vale la pena». Il tornaconto è il richiamo per nuovi clienti. In testa vedove con gli armadi dei congiunti scomparsi e professionisti che cambiano vita a partire dallo stile.
ANNO DECISIVO. Il 2011-2012 è stato l’anno della permuta: guai a pensare che sia un’esclusiva delle concessionarie perché da Nord a Sud c’è l’imbarazzo della scelta. Per i più una risposta alla crisi ma anche una nuova cultura che boccia lo spreco e osanna il riciclo e quindi anche un grido contro il consumismo. Così il baratto si trasforma in mercatini dello scambio e si moltiplicano bancarelle e pesche patronali dell’usato.
TUTTO PERMUTABILE. I negozi Gamestop (ce n’è uno ad Ipercity e uno a Giotto) ricomprano giocattoli usati e consolle (anche non funzionanti) e, assicurano, «supervalutiamo ipod ipad e iphone». La Tigota in centro sconta del 25% i profumi per ogni boccetta di vecchie colonie. In via del Santo si acquistano libri antichi e moderni e intere biblioteche di seconda mano, ma anche stampe, disegni, documenti, manifesti, cartoline e fotografie. Il fascino del vintage conquista i negozi della Bialetti che prendono indietro pentole e macchinette della storica marca. La divaneria By Natuzzi è pronta a scontare usurati sofà fino a 1500 euro. Alcuni punti vendita Ikea prendono indietro i mobili svedesi e danno in cambio una tessera sconto. Oppure, come a Padova, il vecchio porta soldi e si converte in solidarietà: dal 1 al 21 ottobre per ogni piumino, trapunta e coperta portati in negozio, Ikea darà un buono di 10 euro.
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