Niente funerale per chi poi desidera disperdere le ceneri

Il parroco di Busa ricorda la disciplina sulla cremazione «Conservarle in casa è contrario la fede cristiana»
Di Giusy Andreoli

VIGONZA. Niente funerale in chiesa per chi desidera essere cremato e che le proprie ceneri vengano disperse o conservate in un luogo diverso dal cimitero (a casa, ad esempio). Lo ricorda in una nota don Moreno Bagarella, parroco di Busa. Un richiamo che giunge in un periodo in cui la pratica sta proprio prendendo piede. A Vigonza nel 2013 i defunti cremati sono stati 106, un terzo del totale, mentre nei primi sei mesi di quest’anno ben 46, la metà. Cosa che rende attuale il richiamo del sacerdote al decalogo di comportamento di disciplina canonica dell’Ufficio diocesano per la liturgia. «La chiesa raccomanda vivamente che si conservi la pia consuetudine di seppellire i corpi integri dei defunti, come segno che tutto il nostro corpo sia ricordato tale e soprattutto sia così in attesa della resurrezione finale» scrive don Moreno, mettendo a dura prova la prassi che si sta consolidando «È permessa la cremazione se tale scelta non mette in dubbio la fede nella resurrezione» è il punto focale: «Solo il fedele che sceglie la cremazione nello spirito di cui sopra ha diritto alle esequie ecclesiastiche secondo i riti liturgici approvati». La celebrazione delle esequie deve precedere la cremazione e i riti sono gli stessi previsti nel caso della sepoltura; dopo le esequie il sacerdote può omettere di accompagnare il feretro al luogo della cremazione. La cremazione si conclude con la deposizione dell’urna con le ceneri in cimitero, momento in cui si può chiedere la benedizione del ministro o sono i famigliari stessi ad accompagnare quest’ultimo atto con la preghiera. La cremazione può precedere le esequie solo nel caso di morte fuori dalla patria o per casi eccezionali: in questo caso la liturgia esequiale può essere una messa o una liturgia della parola con la presenza dell’urna cineraria davanti l’altare, senza incensazione e aspersione. «Avvalersi della facoltà di spargere le ceneri o di conservarle in un luogo diverso dal cimitero o prassi simili» recita infine la disciplina diocesana «è considerato segno di una scelta compiuta per ragioni contrarie alla fede cristiana e pertanto comporta la privazione delle esequie in chiesa».

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