Nomadi, arrestato anche il latitante

I soldi macchiati, riferiti ad una cassetta di sicurezza della Fidelitas (uno dei colpi effettuati) finita nel Piovego e poi recuperata erano chiamati in gergo i ricci. O in altre conversazioni, diventavano pidocchi. O ancora la carta. Sono decine e decine le pagine di intercettazioni telefoniche nelle quali la polizia ha arrestato 17 persone, molte delle quali residenti nel campo nomadi di via Longhin, responsabili di almeno una cinquantina di colpi. L’ultimo arresto, il diciottesimo è stato fatto ieri: si tratta di Ouljman Younes, marocchino di 39 anni, considerato il ricettatore della banda. Il 4 maggio del 2011 un riciclaggio del denaro macchiato alla sala giochi Bingo Arcobaleno: John Stoiko, detto Ross, inseriva assieme un’altra persona delle banconote (30) da 50 euro macchiate di colorante blu, tentando poi la fortuna. I soldi macchiati erano stati spesi anche alla sala giochi Trillioner di Spresiano. In una conversazione intercettata dagli inquirenti tra Antonio Brajdic e Florin Enache si parla del lavaggio del denaro. Si prendono accordi per il “lavaggio” ma con parole in codice, di difficile comprensione. Pare che Massimo Dori conosca un soggetto in grado di ripulire i soldi. Il colpo che gli viene addebitato venne compiuto il 29 aprile 2011 a Monselice. Quella mattina alle 8.30 la guardia giurata della Fidelitas aveva parcheggiato la Panda del servizio di trasporto valori di fronte all’ingresso della banca popolare di Verona in piazza San Marco. Doveva entrare per prelevare del contante. Nel bagagliaio della Panda, dotata di tutti i dispositivi di sicurezza previsti, c’era però già il denaro proveniente dagli altri giri mattutini del mezzo portavalori con 170 mila euro in tre cassette. Mentre il vigilante è entrata nell’istituto di credito, i malviventi sono entrati in azione. In pochi istanti hanno scassinato la serratura del bagagliaio della Panda e prelevato le cassette. Ma il denaro si è colorato di blu. In un’altra telefonata Eddy Gashi chiama Antonio Brajdic e gli parla del compenso da dare ad un avvocato: «sono 3 mila euro dobbiamo dividerci la spesa tra tutti». L’indagine inizia dalle dichiarazioni di un testimone che nota tre persone all’interno di un’Audi A4 sw che provano a rubargli l’auto. La stessa auto viene trovata incendiata il 20 novembre del 2010 a Cona, dopo che nel pomeriggio si erano verificate due rapine: la prima ad Arzergrande alla gioielleria Sartori, l’altra in una tabaccheria di Bovolenta. L’Audi era intestata a Salvatore Condolle (proprietario di 11 auto), residente al dormitorio di via del Torresino.
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