Nuova regionale 10, riparte da Borgo Veneto il cantiere fermo da diciassette anni

Lunedì 24 febbraio arriverà il presidente Luca Zaia a riattivare i lavori della strada, che da Carceri ora si connetterà all’A31. Si tratta di 6,5 chilometri che costeranno 165 milioni di euro, ma l’intervento è decisamente parziale rispetto al progetto iniziale di arrivare fino a Legnago

Nicola Cesaro
Il passaggio della nuova regionale 10 all'altezza dell'ospedale di Schiavonia
Il passaggio della nuova regionale 10 all'altezza dell'ospedale di Schiavonia

Seimila e trecento giorni dopo, il cantiere riparte. Più di diciassette anni, quanto basta per rendere maggiorenne un uomo. Era infatti il 7 ottobre 2007 quando a suon di soppressa, cosciotti di pollo e ombre di rosso si inaugurava il primo tratto di nuova regionale 10 – quello da Monselice a Carceri – e sarà il 24 febbraio 2025 quando le ruspe daranno il colpo di benna per far ripartire il cantiere: 6.335 giorni di attesa, tra promesse avanzate, propinate, ritirate, disattese.

Lunedì prossimo arriverà direttamente il presidente Luca Zaia nell’area artigianale di Santa Margherita d’Adige, in via Volta, per la cerimonia di avvio dei lavori. Sono stati invitati i sindaci del territorio – in particolare quelli dei Comuni che saranno toccati dal cantiere, ossia Borgo Veneto, Ponso, Ospedaletto Euganeo e Santa Caterina d’Este – e probabilmente non mancherà l’assessore regionale Elisa De Berti, che più di tutti si è preso a cuore il cantiere negli ultimi anni.

Vale la pena ricordare la storia di quest’opera e soprattutto quello che si andrà a fare da qui ai prossimi mesi. Partiamo proprio da qui: si andrà a realizzare il primo stralcio della strada che va da Borgo Veneto a Ponso, terminato il quale si procederà con il tratto che da Ponso porta a Carceri. Concretamente, a lavori conclusi si potrà percorrere una strada che dalla A31 Valdastico Sud (casello di Santa Margherita d’Adige) porta all’attuale svincolo della nuova regionale 10 (o nuova Padana Inferiore, o Sr 10 var che dir si voglia) a Carceri (quello realizzato nel 2007), e si collegherà idealmente l’A31 all’A13 Padova-Bologna, visto che nel suo complesso l’arteria porta fino a Monselice, all’innesto con A13 e Monselice-mare.

Si tratta di 6,5 chilometri di strada, che costeranno poco più di 165 milioni di euro: 89,7 milioni il costo da Borgo Veneto a Ponso, 75,3 quelli che serviranno per l’ultimo pezzo. I lavori sono affidati alla trevigiana Carron Angelo spa; per il primo lotto dureranno 470 giorni. Tecnicamente parlando, quella che va nascendo sarà una strada extraurbana a doppio senso di marcia con due corsie da 3,75 metri (erano quattro, anni fa, nei primi progetti) e banchine laterali pavimentate da 1,50 metri.

L’utilità della strada è indubbia per chi vive in questo territorio, e non solo perché unirà due autostrade: di fatto l’arteria servirà a far raggiungere con più velocità l’ospedale unico di Schiavonia, la cui realizzazione era vincolata proprio al completamento della nuova regionale 10. La soddisfazione per la ripresa dei lavori si accompagna tuttavia alla considerazione che l’intervento è decisamente ridotto rispetto ai piani iniziali: la nuova regionale 10 doveva infatti collegare Monselice a Legnago, dunque al Veronese. Una visione, questa, che ha almeno mezzo secolo di storia.

L’opzione ridotta adottata oggi la si legge anche dai numeri: dei 29 chilometri mancanti per arrivare ai confini scaligeri ne saranno realizzati appena un quarto. La storia di questa strada è stata d’altra parte quanto mai turbolenta, e non senza colpi di scena. Su tutti il naufragato coinvolgimento dei privati, chiamati a realizzare l’opera attraverso un project financing da oltre 250 milioni di euro: la cordata di imprese (che era stata individuata) avrebbe progettato, realizzato e gestito la nuova Sr 10 facendo però pagare il pedaggio agli automobilisti. Lo sdegno di amministratori e residenti aveva portato a rivedere questa scelta, anche se solo parzialmente: pedaggio obbligato agli utenti, sconto o passaggio gratuito per i residenti. Il compromesso non è tuttavia stato necessario, visto che i privati a un certo punto si sono ritirati.

È quindi scattata la rincorsa al finanziamento pubblico e a quella cifra – l’ultimo aggiornamento reso noto dall’assessore De Berti qualche settimana fa parla di 800 milioni di euro – necessaria a completare l’intero tratto. Una cifra impossibile da racimolare per sincera ammissione della Regione, che ha chiesto ai sindaci e ai cittadini della Bassa padovana di ridimensionare le aspettative. Non siamo mica la Pedemontana Veneta.

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