Oggi l’ultimo saluto a Daniele

Ieri la veglia di preghiera. Lettera aperta di don Marco Scattolon
DORO - FOTOPIRAN - TREBASELEGHE - RECUPERO FOTO DANIELE SOTTANA
DORO - FOTOPIRAN - TREBASELEGHE - RECUPERO FOTO DANIELE SOTTANA

TREBASELEGHE. Tantissime persone hanno partecipato ieri sera nel duomo di Trebaseleghe alla veglia di preghiera in memoria di Daniele Sottana, lo studente quindicenne morto suicida. C’erano anche tanti giovani che lo conoscevano e molte persone di Bordugo, la località dove la vittima viveva con la famiglia. Una presenza ancor più massiccia si prevede oggi alle esequie, che verranno celebrate alle 15.30 e vedranno la partecipazione della dirigente Mariella Pesce, di alcuni docenti e dei compagni di classe del Newton, l’istituto superiore frequentato da Daniele e dalla sorella. Per onorare la memoria di Daniele gli istituti Newton e Pertini si prefiggono di adottare a distanza e sostenere un bambino. La proposta viene illustrata questa mattina dalla dirigente.

Intanto don Marco Scattolon, parroco di Rustega e Fossalta di Trebaseleghe ha voluto dedicare la sua “cartolina” alla straziante vicenda. «Perché una corda ci fa così male?», attacca il suo intervento. «Daniele, eri bello, giovane, inserito in gruppi sportivi e parrocchiali. Anche a scuola avevi amici. È bastata una nuvola: un rimprovero forse, è scoppiato un temporale e tu l’hai legato ad una corda. Ma allora un genitore non può più correggere un figlio? Ma allora un calo scolastico può giustificare una fuga così? Potranno i professori correggere ancora i compiti? I genitori contano meno di in telefonino? E gli amici ora turbati non servono a niente? E poi, una parrocchia che si prodiga con il catechismo, la Cresima, i campiscuola e una società sportiva che accompagna i suoi allievi, quanto devono ancora investire per salvare un ragazzo dallo scoraggiamento? Tu non hai fatto male solo a te stesso perché la vita non era solo tua. Sei troppo giovane forse per capirlo. Abbiamo parlato tanto del coraggio di chi va in Svizzera per sciogliere i drammi della sua vita; abbiamo aperto strade per l’aborto e il testamento biologico e forse ci hai preso in parola dicendoci anche tu: “La vita è mia, me la gestisco io, so quando tenerla e quando buttarla. Anch’io senza paura della morte come la cronaca insegna presentandoceli come eroi”. Forse l’hai ascoltata anche tu, Fiorella Mannoia, a Sanremo: “Per quanto assurda e complessa ci sembri, la vita è perfetta, che sia benedetta. Siamo noi che dovremmo imparare a tenercela stretta. E se è vero che c’è un Dio e non ci abbandona, che sia fatta adesso la sua volontà. Per quanto sia incoerente e testarda, se cadi, Ti aspetta”. Quella sera ti hanno aspettato i tuoi genitori, ma i tuoi piedi non ti hanno più portato da loro. Daniele, perché? Il tuo nome vuol dire: Dio è mio giudice, da ora vuol dire anche dispiacere e lacrime. Vietato morire cantava Ermal Meta, altra canzone di Sanremo contro il bullismo. Robert Kennedy diceva: “I nostri giovani hanno tutto, mancano solo del necessario”. Abbiamo applaudito chi cantava “Voglio una vita spericolata” e ci siamo dimenticati di applaudire magari Ligabue in “Da adesso in poi” che canta “Vale la pena vivere. Vivere è un atto di fede, mica un complimento” e in “Hai un momento, Dio?” “Tu che (ormai) conosci il cielo saluta Dio per me e digli che sto bene, considerando che non conosco il cielo, però conosco te. Mi va di ringraziare, puoi farlo (ora) tu per me”. Queste parole le metto in bocca tua Daniele!».(g.a.)

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