Dal cantiere dell’Università di Padova spunta una necropoli preromana

Ancora sorprese dallo scavo nell’area di proprietà dell’ateneo patavino, in via Campagnola. «Lavori quasi completati, ma nuovi ritrovamenti sono ancora possibili»

Flavio Centamore
Gli scavi in via Campagnola a Padova
Gli scavi in via Campagnola a Padova

Ancora un’eccezionale scoperta archeologica riemerge dai lavori di ampliamento che stanno interessando il complesso didattico universitario di via Campagnola a Padova.

A ritornare alla luce questa volta è una necropoli che il personale della Soprintendenza avrebbe identificato come appartenente all’epoca pre-romana.

I preziosi reperti che si sono palesati sotto gli occhi degli archeologi, infatti, con ogni probabilità apparterebbero a una primissima civiltà veneta – i Venetkens – ancora più antica di quella scoperta nella vicina necropoli romana durante le indagini archeologiche eseguite tra il 2022 e il 2023 che portò alla luce una necropoli di età romana costituita da ben 220 tombe.

A stabilire adesso l’esatta cronologia dei nuovi rinvenimenti sarà lo studio dei materiali ma a prima vista il ritrovamento parrebbe risalire proprio a un arco temporale che va dal VI al V secolo a.C. sino alla romanizzazione.

Ad oggi, le tombe individuate sono una decina, tra le quali vi è una prevalenza di tombe cosiddette “a dolio”, ovvero grandi contenitori in terracotta, che contenevano il vaso ossuario e il corredo funebre ma anche casse di legno e cassette litiche.

Complesso Campagnola, gli scavi portano alla luce una nuova necropoli veneta

Tra le tombe, il personale della Soprintendenza ha rinvenuto anche una sepoltura di cavallo, un’animale dall’importante significato simbolico e rituale e che secondo gli studiosi veniva sepolto accanto al corpo del defunto. Questo e altri vasi sono stati adesso prelevati e portati in laboratorio per procedere col micro-scavo del contenuto e successivamente con il restauro e la valorizzazione.

La tomba ad oggi più ricca è quella contenuta all’interno di una grande cassa lignea quadrangolare composta da un ricco corredo di almeno 36 reperti, tra cui due vasi ossuari, numerosi elementi in terracotta di varie forme e alcuni elementi in bronzo e in ferro che denotano un livello sociale elevato.

«Si tratta di un’acquisizione della ricerca straordinariamente importante – chiarisce il soprintendente Vincenzo Tiné – perché questa nuova necropoli ci consente di accertare che i limiti della città veneta coincidono sostanzialmente con quelli della città romana, chiarendo definitivamente la straordinaria dimensione urbana della prima Padova. Questi ritrovamenti ci dicono che i veneti antichi stavano bene, con tombe a carattere semi principesco e con un corredo molto ricco, e che vivevano in una città molto grande».

Al sopralluogo congiunto sul sito dello scavo hanno partecipato anche la rettrice Daniela Mapelli con la prorettrice alla cultura, l’archeologa Monica Salvadori; la funzionaria della Soprintendenza Cinzia Rossignoli, e il prorettore all’edilizia Carlo Pellegrino.

«I lavori avviati dall’università per la realizzazione di nuovi spazi dedicati alla didattica e alla vita studentesca hanno portato alla luce un patrimonio archeologico di grande valore – afferma Daniela Mapelli – È una scoperta che arricchisce la conoscenza della storia di Padova e dimostra, ancora una volta, quanto sia preziosa la sinergia tra sviluppo urbano, ricerca scientifica e tutela del territorio. L’ateneo, attraverso i suoi interventi, contribuisce non solo alla formazione e all’innovazione, ma anche alla valorizzazione della memoria storica della città».

Una necropoli che potrebbe portare alla luce ancora altri reperti secondo l’archeologa Cinzia Rossignoli: «Potrebbero esserci ancora altri reperti da scoprire, il condizionale in questo caso è d’obbligo, tuttavia riteniamo che nelle prossime tre settimane lo scavo possa essere terminato e lasciato alla parte edilizia sempre con la supervisione di un esperto che possa immediatamente rinvenire qualche altra scoperta».

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