Padova, tre pomeriggi con gli assaggi di Slow Food

PADOVA. Da non perdere gli incontri con Slow Food al Salone dei Sapori di Padova venerdì 10, sabato 11 e domenica 12 maggio. Ecco il programma.
Venerdì 10 maggio
Due gli appuntamenti previsti in Piazza dei Signori a partire dalle 16.00 con un coinvolgente viaggio attraverso i secoli fatto di aneddoti, racconti e assaggi del pregiato Olio dei Colli Euganei insieme a Mauro Pasquali, Responsabile del Progetto Olio di Slow Food per il Veneto e il Trentino, docente Master of Food per la materia Olii. La coltura dell'olivo sembra essere stata introdotta in Veneto dai coloni romani. La buona esposizione e la protezione dalle correnti fredde ne hanno favorito la successiva diffusione sul territorio fino alle pendici dei Colli Berici ed Euganei. Caratteristica principale del prodotto è la tradizionale spremitura a freddo di frutti sani, selezionati e raccolti a mano con l'utilizzo di pettini o rastrelli direttamente dalla pianta. Dalla raccolta alla molitura - con sistemi di estrazione tradizionali non modificare la qualità organolettica delle olive - passano solo poche ore, in modo che il prodotto non subisca alcuna alterazione esterna. L’olio ha spiccate caratteristiche organolettiche, che si apprezzano appieno sia nel consumo a crudo che in cottura. Il Veneto "Euganei e Berici" D.O.P. - con olivaggi a base di Leccino e Rasara - presenta un colore verde-oro da intenso a marcato, un odore fruttato di varia intensità e un sapore fruttato, con leggera sensazione di amaro. Alle 17.00 protagonista la Gallina padovana per una degustazione guidata alla scoperta delle ricette della tradizione insieme a Gabriele Baldan, socio fondatore e Presidente della Pro Avibus Nostris – associazione per la salvaguardia delle razze avicole e coautore del libro “Alla gran corte della Gallina Padovana”, da 30 anni impegnato nella conservazione del Pollo di razza Padovana.
Sabato 11 maggio
Alle 15.00 Attilio Fontana - Consigliere Delegato alla Tutela del Marchio Prosciutto Veneto Dop guiderà una degustazione tra racconti e assaggi alla scoperta del presidio Slow Food e prodotto d’eccellenza del patrimonio enogastronomico d’Italia. Nel 1996 l’Unione Europea assegna al Prosciutto Veneto la Denominazione di Origine Protetta, marchio che garantisce lo strettissimo legame tra la produzione ed il suo territorio, 15 comuni posti tra i Colli Berici ed Euganei, con Montagnana che ne è il centro più rinomato e sede del Consorzio. Oggi il Prosciutto che rispetta il disciplinare viene marchiato a fuoco con il Leone di San Marco e la scritta “Veneto”, non prima di 12 mesi di stagionatura, che possono diventare anche 19-20. E’ un prodotto a basso contenuto di sali, grassi e proteine. Il prosciutto veneto era già diffuso nel 1400 ed è caratterizzato da un sapore è elegante, vivo e pieno, colorazione al taglio rosea, aroma delicato e straordinaria dolcezza.
Domenica 12 maggio
Alle 16.00 alla Loggia della Gran Guardia in Piazza dei Signori l’incontro con degustazione insieme a Danilo Gasparini, docente universitario, ospite e consulente Geo & Geo (Rai 3) dedicato al Mais biancoperla, ingrediente alla base dell’antica e quasi perduta farina di mais Bianco Perla utilizzata per la preparazione della tradizionale polenta bianca, il “piatto della memoria” della civiltà contadina veneta. Tipica del Veneto e del Friuli, la farina di Mais Biancoperla ha una grana sottile e un sapore delicato che la rende perfetta per la preparazione della polenta bianca che un tempo si accompagnava a diversi piatti: nelle campagne si usava consumarla con il latte freddo, ottenendo una sorta di semolino (i patugoi o pestarei nell’area collinare e pedemontana, i tacoi della pianura). Ideale in abbinamento con i piatti di pesce povero di fiume e di laguna: marson, schie, moeche, masenete, gamberi, baccalà nelle sue diverse preparazioni. Sono quasi fattori di identità culturale, specie nelle aree collinari, due piatti: polenta e speo e polenta e osei. Considerata di maggior pregio e con una resa inferiore, era la polenta che divideva geograficamente la pianura e la collina dalla montagna, dove era diffusa quella gialla, più rustica e più adatta alle condizioni agronomiche. Fino al secondo dopoguerra questa farina era la più diffusa nel Polesine, nel Trevigiano e nel Veneziano. Le sue origini non sono ancora completamente chiare ma sembra possibile ricondurre il Biancoperla al gruppo dei “Perla” che comprende numerose varianti, tra le quali la Righetta Tagliamento. Oltre agli aspetti culturali legati a tale produzione tipica, la conservazione del Biancoperla è importante per il mantenimento della biodiversità sul territorio. Negli anni ’50 ha rischiato di scomparire ma è stata recuperata e oggi è in presidio veneto Slow Food.
La partecipazione a tutti gli eventi prevede un contributo di 5€ destinato alle attività dell’Associazione Slow Food.
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