Pandolfi al Vimm «Padova sarà hub internazionale per la ricerca»

Genetista e oncologo sarà il nuovo direttore scientifico È nel team al lavoro per sviluppare un farmaco anti Covid
PD 04 marzo G.M. Istituto Veneto Medicina Molecolare Fondazione ricerca biomedica avanzata , laboratori (VIGATO)
PD 04 marzo G.M. Istituto Veneto Medicina Molecolare Fondazione ricerca biomedica avanzata , laboratori (VIGATO)

padova

Ha l’entusiasmo di un bambino e le ambizioni sconfinate di un giovane dottorando. Sogna ricchezza per nutrire la ricerca del Vimm fino a trasformarlo in un hub di riferimento internazionale. Malgrado un curriculum con oltre 500 pubblicazioni scientifiche e una trentina di premi internazionali, è questo quello che Pier Paolo Pandolfi, nuovo direttore scientifico dell’Istituto Veneto di Medicina Molecolare, metterà nel bagaglio che lo riporterà in Italia dopo anni trascorsi all’estero, tra l’Inghilterra e, soprattutto, gli Stati Uniti. A 57 anni, si tratta di uno dei rari casi di recupero di cervelli «quando ancora funzionano» assicura.

Prenderà servizio a metà settembre, lasciando Boston, oggi immersa nella quarantena «con il lockdown siamo in ritardo di oltre un mese sull’Italia, per questo ci siamo tenuti larghi sulla data in cui prenderò servizio» dice. Arriverà assieme alla moglie Letizia, alleata nella scienza oltre che nella vita, che al Vimm sarà responsabile della segretaria scientifica «sperando che tenga in considerazione le richieste del direttore scientifico» scherza. In città ritroverà due suoi ex allievi, Andrea Alimonti e Francesco Piazza «perché il mondo della ricerca avanzata è piccolo e si tende a conoscersi e a creare delle scuole».

In realtà Pandolfi, genetista e oncologo, ha le idee molto chiare. «Portare a Padova l’esperienza acquisita negli Stati Uniti» dice «il mio scopo è di realizzare un hub, un centro di riferimento per lo sviluppo della ricerca con collaborazioni internazionali, qualcosa che nasca qui e non sia importato dall’estero: ci sono le risorse intellettuali e tecnologiche necessarie. Voglio che i ricercatori italiani possano rientrare, ma voglio attrarre menti da tutto il mondo. Quando sono venuto a Padova, prima dell’epidemia, ho avuto la conferma della grande intensità che si respira al Vimm e della dimensione accademica della città».

Covid

Applausi quindi allo studio di Francesco Pagano e Andrea Alimonti sull’approccio farmacologico al Covid in correlazione con il cancro alla prostata «un’idea molto interessante che merita i migliori trial clinici e studi epidemiologici», non solo. Pandolfi è nel team di genetisti che ha individuato gli anticorpi monoclonali di sintesi capaci di bloccare la famigerata proteina Spike, attraverso la quale il coronavirus infetta le cellule: «Sono candidati per lo sviluppo di un farmaco che potrebbe entrare in commercio molto più velocemente del vaccino» sostiene «e sarebbe anche più efficace, poiché molto più facile da adattare a eventuali mutamenti del virus, nonché più facile da distribuire, poiché non dovremmo raggiungere tutta la popolazione mondiale ma solo i malati. Se ci riuscissimo la psicologia cambierebbe in maniera fondamentale, sapendo che sarebbe sufficiente un’iniezione per guarire. Dopodiché, se qualcosa ci ha insegnato questa vicenda è che le epidemie capitano e che dobbiamo creare le infrastrutture necessarie per la prossima, in caso ci trovassimo di fronte a un Covid-26. Quanto al vaccino, se l’Italia investe avremo un beneficio, ma se aspettiamo ancora finiremo per doverlo comprare».

le sfide

Già capo del laboratorio di Biologia molecolare al Memorial Sloan-Kettering Cancer Center di New York e direttore del Beth Israel Deaconess Cancer Center di Boston, ora Pandolfi si pone nuove sfide «a partire dalla medicina di “ultraprecisione” per trovare risposte a malattie ancora incurabili sviluppando farmaci su modelli animali e non» sostiene. «Sono deciso a proseguire lo studio del genoma sequenziando il libro della vita in tutta la sua ampiezza», aggiunge. Spazio quindi alla ricerca oncologica «multidisciplinare per eccellenza, per cui se crei infrastrutture forti e innovative in questo campo ne beneficiano tutti gli ambiti della medicina», principio che vale per gli studi sul Dna oscuro «applicabili a qualunque disciplina biomedica».

Risorse

Ma per compiersi, il “miracolo della scienza”, ha bisogno di risorse concrete, «voglio internazionalizzare il Vimm, creare alleanze con le migliori istituzioni straniere, trasformandolo in un centro quanto più possibile aperto al monto tecnologicamente avanzato» assicura «servono finanziamenti e visibilità e la ricerca crea un volano virtuoso in questo senso. Per raggiungere grandi obiettivi è necessario avere risorse, che possono venire dalle donazioni, certo, ma dobbiamo attrarre Grants e fondi europei. E bisogna investire nei rapporti con le industrie: se la ricerca è traslazionale si possono creare sinergie per produrre nuovi farmaci e terapie». Una mentalità che Paondolfi porterà con sé dagli Stati Uniti: «Lì è una cosa naturale» conclude «perché la società è nata attorno al profitto e quelli che in Italia sono paletti insormontabili, lì sono snodi semplificati». —



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