“Pantano”, il Comune chiede 370 mila euro

Inchiesta Pantano sulla gestione inquinata degli appalti pubblici: ora il Comune di Padova, rappresentato dal sindaco Massimo Bitonci, presenta il conto. E tutelato dal penalista Giorgio Gargiulo batte cassa nei confronti di 11 imputati, reclamando 377.559 euro mila euro di risarcimento per i danni patrimoniali (e non patrimoniali) patiti. Ma è soltanto una provvisionale immediatamente esecutiva, ovvero un anticipo di risarcimento rispetto a quanto l’ente locale potrà chiedere in un separato giudizio civile.
E chi rischia di dover pagare a favore di palazzo Moroni in caso di condanna? Alcuni tra i principali imputati accusati, a vario titolo, di associazione per delinquere, turbativa d'asta, abuso d'ufficio, falso e corruzione, una sfilza di reati che sarebbero stati commessi pilotando appalti e gare per favorire gli imprenditori finiti sotto inchiesta. Ecco i nomi: Manuel Marcon e Roberto Unizzi, entrambi di Curtarolo, con Andrea Caporello di Padova, i tre imprenditori che avrebbero conquistato gare e appalti pagando mazzette; l’impiegata “infedele” del Comune di Padova Simonetta Liviero, già all’ufficio Edilizia pubblica in qualità di addetta agli appalti; l’ex deputato Filippo Ascierto prima di Alleanza nazionale, poi Pdl, infine di Forza Italia, con l’ex compagna Luana Levis all’epoca residenti in una villa a Montegrotto finita negli atti dell’inchiesta; il presidente di Sil (società legata ad Acegas Aps) Mario Bonin (in quota al Pd) di Curtarolo; Nick Favero, amministratore della Favero srl, e la geometra Saba Favero, entrambi di San Giorgio in Bosco; l’artigiano Aldo Voltan di Albignasego, titolare dell’omonima falegnameria, e Gianluca Marigo di Padova, artigiano titolare di un’impresa individuale.
Ieri pomeriggio davanti al gup Margherita Brunello – chiamata a pronunciarsi sulla richiesta di rinvio a giudizio per 19 imputati, su quattro richieste di patteggiamento e un giudizio abbreviato – l’avvocato Gargiulo, nella veste di parte civile per il Comune, ha depositato l’atto contenente le conclusioni, sollecitando «l’affermazione della penale responsabilità degli imputati per tutti i reati contestati... con concessione di una provvisionale immediatamente esecutiva nella misura ritenuta congrua e comunque non inferiore a 377.559 euro». La maggior parte della somma viene reclamata dai tre imprenditori, come da Liviero, Bonin e dai Favero ai quali si chiede una quota di oltre 295.259 euro «per lesione al diritto d’immagine dell’amministrazione comunale»; altri 3.700 euro sono reclamati da Ascierto, Levis, Marcon e Unizzi. A carico di Ascierto è ipotizzato il reato di millantato credito (vantava la possibilità di condizionare i vertici di enti pubblici per ottenere lavori gratuiti nella sua villa di Montegrotto), ma anche di truffa aggravata ai danni del Comune e di malversazione sulla base di un preventivo fittizio di spesa per giustificare un contributo comunale versato all'associazione Andromeda da lui fondata e gestita. Nell’atto della parte civile si fa riferimento «alla gravità dei fatti..., al numero delle reiterate condotte criminose, lungi dal considerarsi meri episodi isolati..., alla rilevanza economica degli interessi lesi, alla posizione ricoperta dagli imputati (all’epoca dei fatti)» e ancora «al risalto mediatico della vicenda e al conseguente danno d’immagine dell’ente locale», infine «all’assenza di qualsivoglia scelta riparatoria da parte degli imputati». In pratica nessuno si è pentito e ha pagato. Conferma l’avvocato Gargiulo: «Nessun imputato ha versato al momento un solo euro per restituire gli importi delle dazioni frutto della corruzione, le somme che hanno condizionato lo svolgimento e l’esito delle gare pubbliche». Per oggi è attesa la decisione del giudice.
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