Parrucchiere arrestato per spaccio
Odissea giudiziaria di Pietro Manzato, condannato in Appello dopo l'assoluzione

PONTECORVO. Il negozio di Pietro Manzato
I carabinieri di Piove di Sacco sono andati a prenderlo direttamente in negozio a Pontecorvo con in mano un ordine di carcerazione. Pietro Manzato, 53 anni, residente ad Agna, storico parrucchiere di via Cavazzana a Padova (ora l'attività è all'angolo fra via Manzoni e via Facciolati) è finito al Due Palazzi: deve scontare una pena di tre anni e cinque mesi. Pena diventata definitiva dopo il pronunciamento della Cassazione che ha confermato la condanna dell'Appello del 2006. Ma quella di Pietro Manzato, difeso dagli avvocati Paolo Giacomazzo di Padova e Domenico Battista di Roma è una vera e propria odissea giudiziaria iniziata nel lontano 13 giugno del 1996 (15 anni fa), quando Manzato rimase invischiato in una vicenda di traffico di stupefacenti (27 chili di eroina) fra la Bulgaria e Padova. Quel giorno, gli investigatori della Guardia di Finanza misero a segno in blitz in un'azienda di Albignasego, nella quale era appena arrivato un tir carico di stupefacente. Il camionista bulgaro Tudor Raev finì subito in manette, e altre sei persone rimasero invischiate, fra cui il parrucchiere. Davanti al gup Marta Paccagnella, col rito abbreviato, Lucio Cecconello (titolare dell'azienda) fu condannato a 9 anni e 4 mesi di reclusione, più 82 milioni di lire di multa, mentre Claudio Maritan a otto anni e cinquanta milioni di lire. Gli altri due coinvolti a vario titolo, Maurizio Trevisan e Pietro Manzato, vennero assolti con formula piena. Sembrava finita. Invece l'accusa impugnò la sentenza e in Appello (nel 2006) Manzato fu ritenuto colpevole e condannato. A distanza di cinque anni la mazzata della Cassazione, arrivata quando ormai per Manzato la vicenda di Albignasego era soltanto un lontano ricordo: tre anni e 5 mesi da trascorrere nel carcere del Due Palazzi. Per i difensori del parrucchiere, invece, Manzato ha avuto soltanto la colpa di trovarsi nel posto sbagliato al momento sbagliato. «Si è trattato di un processo indiziario - ha riferito Giacomazzo - basato oltretutto su elementi molto dubbi».
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