Pasinetti, il precursore

Teatro, arte, fotografia: ma soprattutto il cinema
L'aneddotica lo voleva flemmatico per non dire mistico, l'"arcangelo" del cinema. Uno che, seduto in macchina e volendo mettere in guardia il guidatore di un imminente impatto, finiva di parlare a collisione avvenuta. Mentre invece, chi l'ha ben conosciuto (in un recente incontro alla mediateca Regionale di Mestre, lo hanno evocato le quasi coetanee Vanna Magrini e Nina Simonetti) ne ricorda anche urla e frenesie almeno sul set, dopo aver provato più volte a ottenere il risultato, soprattutto con gli attori, in modo più tranquillo. Quando Francesco Pasinetti, versato nelle lettere, nel teatro, nella lirica, nella fotografia e quant'altro, riusciva a coronare il sogno suo più grande, quello di realizzare film, lunghi o corti che fossero. Ha cominciato come cineamatore a fare il regista, Pasinetti, costruendo pellicole "sperimentali" come si usava dire allora nell'ambito dell'attività dei gruppi Universitari Fascisti (Guf). Un associazionismo che ha fatto crescere fior di artisti ed intellettuali, spesso, come Francesco e il fratello più giovane Pier Maria, di fronda rispetto al regime e che ha trovato ne "Il Ventuno", rivista fondata dai due Pasinetti, una tribuna privilegiata con una certa qual autonomia. Il giornale aveva sede a Venezia dietro campo san Polo, in quella che sarà ricordata come una "bottega veneziana" nella quale tutte le arti avevano albergo e possibilità espressive. Dove, all'ultimo piano, dipingeva Emma Ciardi. Francesco ci ha provato anche lui con la pittura privilegiando, però, poi i nuovi codici della visione: la fotografia e il cinema. Una vita intensa ma breve, dato che un aneurisma aortico lo ha stroncato a Roma, non ancora trentottenne, nel 1949. Perché Francesco Pasinetti era nato il primo giugno del 1911, giusto cento anni fa.  E' per questo che, in quest'anno, verrà celebrato nei molti aspetti della sua professionalità. Come studioso di cinema ed estensore della prima tesi che collocava il nuovo linguaggio nel novero delle arti (con il prof. Fiocco, a Padova, 1933, che fece fatica a farsi convincere salvo poi vantarsene...) e che, riveduta e corretta diventerà la prima, attendibile, Storia del cinema pubblicata in italia (1939). Come regista di straordinari documentari (Venezia minore, La gondola, Il Palazzo dei Dogi...) e di un solo lungometraggio (Il Canale degli angeli, 1934) che anticipano stilemi tipici dell'imminente "neorealismo". Come docente e maestro di coetanei ma non solo (Michelangelo Antonioni, Glauco Pellegrini, Francesco Maselli, Gian Luigi Polidoro) e scopritore di talenti (Alida Valli, Carla Del Poggio). Anche come saggista e polemista, nel senso che, pur apprezzando l'idea della "Esposizione Internazionale d'Arte Cinematografica", ne stigmatizzò sin da subito le vocazioni più squisitamente commerciali.  Ma si cimentò pure con il teatro, Francesco Pasinetti, scrivendo e dirigendo commedie e drammi. Anche in campo musicale, amico e sodale di Gian Francesco Malipiero per il quale allestì l'Orfeide (1936) e con il quale costruì un cortometraggio purtroppo ad oggi disperso (speriamo non definitivamente perduto) che doveva essere di grande impatto formale ed emotivo: Il giorno della Salute (1948). Per tornare al cinema Pasinetti è stato tra i pionieri del cinema sull'arte (Arte Contemporanea e I pittori impressionisti, sulla prima Biennale del dopoguerra) e di quello d'azienda (Lumiei e Piave Boite Vajont, 1948 sull'elettrificazione del Friuli). Un comitato di estimatori esperti legittimato il 24 maggio dalla Giunta Regionale sta predisponendo una serie di manifestazioni. Così anche per i più giovani, cinefili e no, avverrà la personificazione rispetto alla "videoteca Pasinetti" del Comune di Venezia e alla "Sala Pasinetti" del Palazzo del Cinema al Lido: si potrà verificare che raramente un nome è stato maggiormente garanzia di contenuti.

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