Patteggia due anni e 8 mesi per il ricatto a sfondo sessuale

L’operaio veneziano aveva avuto una relazione con il datore di lavoro, un imprenditore padovano, e gli aveva estorto 124 mila euro per non renderla nota con tanto di filmato
SBRISSA-AGENZIA BIANCHI-PADOVA-ESTERNI TRIBUNALE DI PADOVA
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ARZERGRANDE. Prima quell’amore giovane, poi il ricatto e la paura crescente di restare schiacciato dal peso della vergogna. Così un imprenditore padovano, sposato e con figli, aveva pagato, soddisfacendo una richiesta dietro l’altra fino a sborsare 124 mila euro, con il rischio di mandare all’aria la propria azienda.

La sentenza Dopo anni ha trovato il coraggio di denunciare. E ora è arrivata la condanna per il ricattatore-amante, Naser Zivoli, 33enne originario del Montenegro residente nel Veneziano, a Cavarzere: 2 anni e 8 mesi di carcere oltre all’obbligo di pagare un risarcimento complessivo di 150 mila euro alla vittima tra restituzione del maltolto e un ristoro per i danni morali patiti. La sentenza pronunciata dal gup padovano Mariella Fino è arrivata al termine di un rito abbreviato che prevede, per legge, lo sconto di un terzo della pena.

L’imputato era difeso dall’avvocato Nazario Urbano; l’imprenditore si era costituito parte civile tutelato dal legale Rocco Giacobbe Vaccari.

In aula il pubblico ministero Valeria Spinosa aveva chiesto una condanna più pesante, precisamente a quattro anni di carcere.

La vicenda «Se non mi dai i soldi, metto in rete un filmino dei nostri incontri...» era stata la minaccia ventilata all’imprenditore, quasi una trentina d’anni più vecchio del giovane amante. I due si conoscono nel 2012 quando Zivoli sta cercando lavoro come operaio e viene assunto in azienda. La relazione inizia di lì a poco. Ma è nel 2016 che cominciano le richieste di soldi. Il montenegrino racconta all’imprenditore che la moglie ha scoperto quella relazione omosessuale: vuole separarsi. E vuole soldi. Di più, racconta che anche lui sta pensando di andarsene: progetta di trasferirsi in Kosovo e di comprarsi una casa lì. L’amante paga. Ma non è finita. Il giovane mette subito le cose in chiaro: con il cellulare ha filmato uno dei loro incontri intimi nel 2016 e ammette di essere pronto a divulgarlo. Per un po’ la vittima continua a pagare. Poi contatta la polizia postale in via anonima per consigliarsi. Gli agenti lo convincono a uscire allo scoperto. Scatta la denuncia e comincia l’inchiesta con accertamenti sui movimenti di soldi e con intercettazioni ambientali.

Viene organizzato un incontro trappola di fronte all’ennesima richiesta di danaro: l’appuntamento è in un parcheggio di Arzergrande il 26 giugno scorso. All’incontro c’è anche la polizia quando l’imprenditore consegna un assegno di 10.300 euro a Zivoli. È in quel momento che scattano le manette e per alcuni giorni il giovane finisce in carcere. —
 

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