Per il batterio killer tremila pazienti operati a Padova a rischio infezione
L’Azienda ospedaliera aprirà uno sportello dedicato Palù: «Nessun allarmismo, si ammala l’1% dei soggetti»

Analisi di cetrioli inviati dalla Germania nel laboratorio europeo di riferimento per escherichiacoli, oggi 31 maggio 2011 a Roma. "Non si può escludere che la variante dell'escherichia coli, ora diffusa in Germania, possa arrivare in Italia. Ma si può escludere la trasmissione dell'infezione adottando e mantenendo regole di igiene, come quella di lavare accuratamente le mani, la frutta e la verdura". A dirlo il ministro della Salute, Ferruccio Fazio, a margine di una conferenza stampa presso il suo Ministero. ANSA/ALESSANDRO DI MEO
PADOVA. Sono circa tremila i pazienti potenzialmente interessati dall’infezione da Mycobacterium chimaera, che tra il 2010 e il 2017 sono stati operati nella Cardiochirurgia dell’Azienda ospedaliera di Padova. Gli specialisti di via Giustiniani stanno già gestendo le prime richieste, decine di persone nelle scorse ore hanno contattato i reparti di Malattie infettive e di Cardiochirurgia per chiarimenti e rassicurazioni.

MILANESI - CONVEGNO OBESITA' MILANESI - CONVEGNO OBESITA_
sportello dedicato
Presto aprirà uno sportello dedicato, al quale i pazienti potranno far riferimento per ricevere un primo colloquio. Il servizio sarà gestito da un pool di esperti, coordinato dalla dottoressa Annamaria Cattelan responsabile del reparto di Malattie infettive. «Siamo in via di organizzazione, abbiamo istituito un tavolo tecnico per capire come procedere in maniera coordinata» spiega la dottoressa Cattelan, «le liste di pazienti non sono ancora pronte. Qualcuno ci ha già chiamato, ma ricordo che l’infezione è rara per cui stiamo cercando di tranquillizzare tutti».
L’INFORMATIVA
Secondo i dati della Regione, diecimila pazienti si sono sottoposti alla sostituzione di una o più valvole cardiache con i dispositivi per la circolazione extracorporea, potenzialmente contaminati dal batterio killer, nelle quattro Cardiochirurgie degli ospedali di Padova, Vicenza, Treviso e Mestre. Questi riceveranno una lettera informativa contenente i numeri di telefono da contattare qualora si presenti anche uno solo dei sintomi provocati dal batterio (febbre, sudorazioni notturne e deperimento organico protratti per oltre due settimane e non legati ad altre cause). «Abbiamo condiviso le procedure con tutte le Cardiochirurgie e le Malattie infettive del Veneto» sottolinea la dottoressa Francesca Russo, a capo della Direzione regionale Prevenzione, «Ogni azienda sanitaria ora sta costruendo lo spazio più consono per assistere i propri pazienti, sulla base delle proprie disponibilità».
I TEST
Finora in Veneto sono sei le morti legate all’infezione da “micobatterio chimera”, una di queste all’Azienda ospedaliera padovana. Il batterio potrebbe essersi insediato nei macchinari che hanno consentito l’installazione di valvole cardiache. Si tratta di dispositivi utilizzati per il riscaldamento o il raffreddamento del sangue di pazienti che sono stati operati a cuore aperto. Su 3 mila pazienti padovani, solo pochi saranno sottoposti a esami del sangue e test di laboratorio. Lo chiarisce il professor Giorgio Palù, docente all’Università di Padova e presidente della società italiana ed europea di virologia: «Non esiste un test di screening per Mycobacterium chimaera. La diagnosi avviene attraverso un emocoltura di 40 giorni e sarà riservata solo a coloro che manifesteranno i sintomi o evidenze sospette dopo ecografie e lastre. La sensibilità del test di laboratorio in un soggetto in pieno benessere è pressoché nulla. Il batterio si può insidiare nei polmoni, attorno al cuore o può dare un’infezione diffusa al sangue. Ma non bisogna fare allarmismi, l’infezione si presenta nell’1% dei casi. Sono più a rischio gli individui immunodepressi, come i pazienti trapiantati» aggiunge Palù, «i sintomi compaiono tardivamente, in media dopo 17 mesi». —
Elisa Fais
Riproduzione riservata © Il Mattino di Padova
Leggi anche
Video