Piccoli musei: cultura del vino, segreti senza tempo

La sapienza antica e l'amore per le cose fatte a regola d'arte: una gita alla Cantina Pittaro a Codroipo, nel ventre delle Grave del Friuli.

CODROIPO. Sentore di vino e una collezione di 12mila oggetti che ne scandiscono la storia. Tra i più curiosi una serie di bastoni da passeggio ispirati all'enologia, veri e propri vezzi da picnic. L'impugnatura cela un coltellino, un cavatappi, a volte lo spazio per un calice o una bottiglietta di cognac.

«Erano alla moda tra i gagà di fine Ottocento. La nostra esposizione accoglie circa duecento di questi bastoni “elaborati”, molti riportano dei simboli bacchici, legni incisi, materiali preziosi: oro, argento, avorio e corno di rinoceronte. Qualcosa di unico a livello europeo» spiega Piero Pittaro, ideatore di questo straordinario spazio espositivo che è un tutt'uno con la storia di famiglia e degli omonimi vigneti.

Il Museo del Vino-Vigneti Pittaro a Codroipo è immerso nei filari. Seguendo il percorso ci si immerge nei secoli. Botti, damigiane e boccali, insolite bottiglie di porcellana fabbricate dalla ditta Marchi di Brescia, erano l'ideale per contenere i liquori.

«L'evoluzione della bottiglia va a ritroso nel tempo, approda a Venezia tra i mastri vetrai di Murano e tra i cristalli della Boemia» conclude Pittaro «ma la bottiglia da vino è nata nel 1653 grazie a un nobile inglese. Non è un caso, l'Inghilterra era un impero e commerciava i distillati dei Caraibi, i vini spagnoli, il Porto e il Marsala. Da qui l'intuizione di vendere il contenitore assieme al contenuto, visto che il vino doveva attraversare l'oceano e non veniva più travasato dal contadino sotto casa».

Vignaioli da quattro secoli, sapienza antica e l'amore per le cose fatte a regola d'arte. Il Museo del Vino s'intreccia con la storia della Cantina Pittaro a Codroipo, nel ventre delle Grave del Friuli.

Tutto ebbe inizio negli anni Settanta.«Dissodai terre aride, sassose, piene di piste in calcestruzzo che i tedeschi avevano costruito nel 1943. Qui farò una cantina, pensai, calata nel territorio, senza violenza architettonica» racconta Piero Pittaro, 84 anni, patron dell'azienda e personalità di spicco nel panorama enologico internazionale.

«Ma la mia mente, oltre ad essere impegnata a tempo pieno tra la vite e il vino, spaziava in altri lidi. La cultura prima di tutto, come componente dell'economia, del lavoro e della nostra esistenza» ricorda. Al via un'impresa nell'impresa.

«Erano anni difficili ma entusiasmanti, costruivo e producevo, non solo per me, ma per far ricrescere la mia Regione, la mia Patria. Il mondo stava cambiando, il vino, conosciuto solo come bianco e nero, acetoso da marzo in poi, cominciava, con la mia generazione a prendere il fascino di qualità e di immagine che tutti conosciamo. Ma una cosa mi balenava in testa. Perché buttare tutto il vecchio anche se non serve più? Perché non conservare a futura memoria anche gli attrezzi più comuni, frutto dell’inventiva dei nostri avi?».

Il pungolo della ricerca, la curiosità di scovare cimeli dimenticati.

«Cominciai con le stampe antiche, coi libri di viticoltura, enologia e agricoltura. Ora possiedo una biblioteca con oltre 3 mila volumi dal Cinquecento in poi».

Quindi l'interesse per gli arnesi da cantina e le attrezzature di bottega, il museo accoglie una passeggiata tra le arti: la stamperia delle etichette, la dispensa, il negozio del bottaio e del sugheraio, gli utensili per la vigna, la cantina e l'osteria. «Un mio amico sulla porta del suo museo ha affisso un cartello con scritto: io ho raccolto quello che voi avete buttato. Mi ritrovo in questa frase, scherzando con me stesso dico che sono il più grande “stracciarolo” d'Italia» conclude Pittaro «ma come non esserlo, attorno al vino ruotano così tante belle cose».

Piccole scatole dal contenuto scintillante. Il Museo del Vino della famiglia accoglie una piccola grande sorpresa: trentadue “Boites a liqueur”, rari contenitori decorati con intarsi in ottone, madreperla, legni di diverse tonalità. Ogni boite racchiude, tra sete e velluti, quattro bottiglie per liquori e quindici bicchierini da degustazione. Venivano usati sulle carrozze dai nobili francesi e inglesi, per i lunghi viaggi. Scatole delle meraviglie, capaci di conciliare un brindisi tra le mille peripezie delle trasferte a cavallo. La collezione di boites del polo museale Pittaro costituisce un unicum a livello italiano e uno dei patrimoni più completi del Vecchio Continente per integrità ed eccellenza artigianale.

Museo del Vino – Vigneti Pittaro Via Udine n.67 a Codroipo (UD) Per info. e orari di apertura 0432 904726

Per visite di gruppo info@vignetipittaro.com oppure www.vignetipittaro.com

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