Poliambulatorio Life di Battaglia Terme chiuso: ora parte il ricorso al Tar

BATTAGLIA TERME. Poliambulatorio chiuso, per quanto riguarda le visite specialistiche private, su provvedimento del Nas, per sei mesi in quanto non era presente all’esterno la targhetta con indicato il nome del direttore sanitario.
Non si parla d’altro a Battaglia Terme, dato che qualche giorno fa ha iniziato a circolare la notizia che il poliambulatorio Life di Piazza della Libertà dovrà chiudere dopo i controlli effettuati dal Nas. Rimangono salvi i servizi dei quattro medici di base, della pediatra e dell’infermieristica, ma nulla si è potuto finora fare per “salvare” i servizi di medicina privata.
Il sindaco Massimo Momolo, che ha firmato il provvedimento, le ha tentate tutte, ma non c’è stato verso. Ora gli specialisti sono pronti a dare battaglia, tanto che è imminente il ricorso d’urgenza di fronte al Tar del Veneto. «A novembre abbiamo ricevuto la visita del Nas», esordisce nel raccontare la situazione Alessandro Arboit, uno dei medici specialisti che operano nel poliambulatorio.
Ebbene i controlli hanno evidenziato come tutto all’interno fosse regolare e perfetto, sia dal punto di vista igienicosanitario che dei permessi. Tutto a norma anche per quanto concerne i protocolli anti Covid. Quello che viene contestato è che all’esterno, all’ingresso, manca la targhetta con il nome del direttore sanitario, in questo caso Lorenza Pisanello.
La targhetta era un’etichetta che evidentemente è caduta e non ce ne siamo accorti. Non era in forma permanente in quanto il direttore sanitario è cambiato spesso nei 19 anni di vita del poliambulatorio. Da qui a farci chiudere per sei mesi quando bastava un avviso di metterci a norma, ce ne passa. Il direttore sanitario c’è, è riconosciuto e non c’è quindi nessun pericolo di abusivismo».
A “punire” i medici è una norma del 1992, la legge 75. «Una norma vecchia«, dice ancora Arboit.
«Dopo il provvedimento del Nas, ratificato dal sindaco, rimarranno attivi solo i 4 medici di base e la pediatra. Dovremo chiudere tutti i servizi privati della decina di specialisti che operano all’interno. Stiamo parlando per esempio del ginecologo, del dietologo, del servizio di ecografia, ostetricia e di altri servizi che già sono al momento sospesi o a singhiozzo negli ospedali pubblici per il Covid. Il danno per la cittadinanza è notevole e rischia di divenire ancora più enorme, dato che il pagamento dell’affitto del poliambulatorio è possibile solamente grazie ad un accordo tra medici di base e specialisti.
Ora i medici di base rischiano di doversi accollare spese che faranno fatica a sostenere. Così facendo il rischio è che anche loro, come faremo noi, si sposteranno a Due Carrare. Tengo a precisare che i sevizi sono unificati tra Battaglia, Galzignano e Galzignano e che anche Pernumia usufruisce di questo poliambulatorio. Stiamo parlando di 20 mila abitanti in totale. Ricorreremo al Tar e faremo valere le nostre ragioni».
Il sindaco Massimo Momolo spiega. «Non avevo altra scelta», osserva. «Ho applicato la sanzione minima di 6 mesi, dato che si può arrivare anche all’anno, e ho salvaguardato la medicina di base. Fosse per me non avrei assolutamente chiuso, dato che stiamo parlando di una norma vecchia, del 1992, che andrebbe rivista. Non ci sono però sanzioni intermedie, che andrebbero invece previste dal legislatore. Non avessi applicato la norma sarei stato citato per abuso in atti d’ufficio. Ho però dato trenta giorni di tempo per le osservazioni, prima dell’applicazione del provvedimento, in modo tale da consentire il ricorso al Tar da parte dei medici e l’eventuale richiesta di sospensiva».
Riproduzione riservata © Il Mattino di Padova