«Prenderemo precauzioni ma niente pistole in casa»

Vassilli Berto, dopo la violenta rapina subita nella sua villa, è già tornato al lavoro La figlia Mascia: «In 28 anni mai un furto, sarà difficile tornare alla normalità»
Di Elena Livieri
BARON RAPINA IN VILLA VASSILLI SAONARA la porta dove sono entrati in casa
BARON RAPINA IN VILLA VASSILLI SAONARA la porta dove sono entrati in casa

SAONARA. Vassilli Berto è tornato al lavoro. E come lui anche la moglie Giannina Benetti. Dopo la violenta rapina che hanno subito lunedì sera nella loro villa di via Frassanedo a Villatora, i titolari della Berto Vassilli, azienda leader in Italia nella produzione di carrozzine per disabili e sanitari, provano a ritrovare la serenità. Non sarà facile per loro dimenticare quei terribili minuti in balia dei banditi, quattro uomini che li hanno legati mani e piedi e minacciati con un coltello e una mazzetta per farsi dire dove era nascosta la cassaforte. «Il papà stamattina presto è partito per Bologna per la fiera biennale», racconta la figlia della coppia, Mascia, «lui è fatto così. Alle cose brutte non pensa mai troppo, nelle sue corde c’è il lavoro e appena si è ripreso da quello che è accaduto l’altra sera ci si è ributtato a capofitto. Anche la mamma si sta riprendendo un po’ alla volta, del resto bisogna reagire e cercare di tornare alla normalità, anche se non sarà facile. Oggi è venuta in azienda, come sempre, e più tardi andrà a far visita alla nonna, come ogni mercoledì. Ovviamente io e mio fratello Massimo non ci sogniamo di lasciarla sola a casa adesso, per qualche giorno ci siamo trasferiti lì». La paura per quello che è successo e che possa ripetersi è concreta: «Dopo 28 anni che abitiamo a Villatora non avevamo mai subito nemmeno un furto. Dopo una rapina così violenta è difficile rimanere impassibili. Oltre all’allarme metteremo delle telecamere e rinforzeremo tutti i sistemi di sicurezza», sottolinea Mascia Berto, «i miei genitori se la sono vista brutta, hanno rischiato la vita e faremo il possibile perché non succeda mai più». L’idea di procurarsi un’arma non sfiora la famiglia: «Ci sono i carabinieri e le altre forze dell’ordine, non credo che l’anarchia sia la soluzione. Se perdiamo la fiducia nelle istituzioni», argomenta la donna, «allora sì è la fine. Staremo più attenti, cambieremo certe abitudini, mio papà non andrà avanti indietro la sera col buio da solo tra la casa e il capannone come ha sempre fatto. Prenderemo le nostre precauzioni, ma niente pistole». La rapina nella villa della famiglia Berto ha fruttato alla banda cinquemila euro in contanti e alcuni gioielli. Erano convinti che nell’abitazione ci fosse una cassaforte ma si sono dovuti arrendere, perché non c’era. Hanno spostato tutti i quadri e gli armadi in cerca del deposito e solo dopo più di un’ora di vane ricerche hanno desistito e si sono dovuti accontentare di quello che hanno trovato rovistando nei cassetti. Vassilli Berto è stato aggredito in giardino mentre rientrava in bici dal capannone dietro casa. Poi lui e la moglie sono stati legati mani e piedi sul letto, mentre i banditi hanno messo sottosopra la casa.

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