Preoccupata da un recente intervento

Al Kofler di via Bronzetti tutti parlano di una ragazza efficiente nel lavoro, ma molto chiusa e riservata
I fiori esposti fuori dalla pizzeria paninoteca Kofler per ricordare Alessia
I fiori esposti fuori dalla pizzeria paninoteca Kofler per ricordare Alessia

PADOVA. «Mi sembra impossibile o forse non ci voglio ancora credere», singhiozza Elena Tontoroiu, collega e amica di Alessia Gallo, che lavora nel centro Kofler di piazza dei Signori. «Ho parlato con lei l’ultima volta mercoledì mattina, era venuta qua a prendere le salviette di carta, come faceva ogni settimana, e siccome era piccola di statura la aiutavo a prenderle dallo scaffale», racconta l’amica. «Avevamo chiacchierato come facevamo sempre, mi aveva detto che era un po’ preoccupata perché in seguito alle due piccole operazioni alle ovaie a cui si era sottoposta nell’ultimo periodo, aveva il ciclo mestruale che non terminava. Come una specie di emorragia, mi diceva», continua triste Elena Tontoroiu. «Io le ho consigliato di riposarsi e soprattutto di tornare dal medico a farsi vedere e lei mi ha detto che ci sarebbe sicuramente andata. Poi ci siamo salutate con un sorriso, e ci siamo date appuntamento alla settimana dopo. E ora non riesco a credere che invece non la rivedrò mai più».

All’indomani della notizia della drammatica morte della trentatreenne, la consapevolezza dell’immane tragedia si fa sempre più dolorosa anche tra i colleghi di via Carini. Al Centro Kofler, dove la giovane lavorava ormai da sei anni, i dipendenti sentono un vuoto che dicono già sarà incolmabile.

«Oggi è anche peggio di ieri, perché iniziamo a realizzare quello che è successo», sussurra Paola Roca, amica e collega di Alessia, che insieme al resto del personale ieri ha collocato all’interno del locale un mazzo di fiori e una foto con un pensiero, in ricordo di Alessia. «Sicuramente sarà diverso lavorare ogni sera senza di lei, faceva parte del gruppo dei dipendenti storici ed era anche una delle più brave nel nostro lavoro. È tutto così assurdo».

Incredulità anche poco lontano dal Centro Kofler, al pub St. John’s di piazzale San Giovanni, dove Alessia spesso concludeva le sue serate al termine del lavoro. «Veniva qua almeno una volta alla settimana», racconta Mirco Morello, il titolare del locale «Siamo rimasti tutti sconvolti nell’apprendere la notizia». La giovane era stata pochi giorni prima al pub. «Era venuta da sola, come faceva la maggior parte delle volte. Si sedeva al banco, beveva qualcosa e rimaneva fino alle chiusura. Chiacchierava con me e con gli altri colleghi, le piaceva venire qua. Poi riprendeva la sua automobile e tornava a casa».

Alessia non ha mai parlato della sua situazione famigliare al titolare del St. John’s. «Non ha mai fatto riferimento al rapporto con il padre, parlava soprattutto del suo lavoro, di qualche piccolo screzio che si creava con gli altri dipendenti, di qualche insoddisfazione, ma mai nulla di grave», spiega Mirco Morello, che infine fa un ritratto della ragazza: «Era una brava persona, un po’ solitaria ma in gamba. Si dedicava moltissimo al suo lavoro, tanto che faceva pochissime ferie all’anno. Le bastavano anche solo 15 giorni. Partiva quasi sempre da sola e faceva viaggi organizzati. L’ultima volta era partita circa un mese fa».

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