Province abolite, Rovigo: «Mai con Padova, meglio Ferrara»

PADOVA. Spending o non spending, nel caso tutto dovesse andare male, Rovigo intesa come provincia ha pronto in tasca il piano B: «Ecco, diciamo che se tutto dovesse andare male, dovessero davvero averla vinta loro, al punto da cambiare persino la Costituzione per farci fuori come provincia, ecco, anche in questo caso non ci avrebbero lo stesso: tra Venezia-Padova e Ferrara, noi sceglieremmo Ferrara». Guglielmo Brusco, assessore e vicepresidente della Provincia di Rovigo, nonché militante di Rifondazione Comunista, è Brusco di nome e chiarissimo di fatto. Bomba o non bomba, arriveranno a Ferrara. Intanto assicura che l’intera giunta provinciale, presidente Tiziana Virgili compresa, è con lui.
Il dado e tratto. Non sarà proprio il Rubicone ma, nel proprio cuore, ognuno ha deciso: «La terra che sorge sulle due sponde del fiume è una sola, si chiama Polesine da sempre e siamo pronti a tutto pur di difenderne l’identità e il nome. La parte del Polesine che guarda al Rodigino, messa alle strette, sceglierà di ricongiungersi con la sua sponda sud, andrà con Ferrara, come è richiesto dalla geografia, dalla storia comune e dalla cultura».Alla faccia di Monti, del suo fascino internazionale e della sua spending review. «Quella gente lì sta facendo uno sporco lavoro, non sta tagliando niente e con le province sta solo tagliando il dettato costituzionale inventandosene uno loro. C’è l’articolo 133 - continua Brusco - che spiega come si cambiano i confini provinciali e ne prescrive il modo: il mutamento delle circoscrizioni e l’istituzione di nuove province nell’ambito di una regione sono stabiliti con leggi della Repubblica su iniziativa dei comuni interessati e sentita la Regione».Basterebbe questo a impensierire Mario Monti, ma c’è anche l’altro articolo, il 77 ad esempio di cui diamo conto qui a lato con le parole del professor Daniele Trabucco.
«La verità è che non si capisce cosa ci stiano a fare certi consulenti giuridici del Quirinale - attacca Brusco - se sono lì per far arrivare sul tavolo del presidente Napolitano decreti incostituzionali come questo che sopprime d’imperio organismi territoriali democraticamente eletti, beh allora è meglio che cambino mestiere prima di fare altri danni». La giunta provinciale di Rovigo, assicura il vicepresidente, è pronta ad ingaggiare un avvocato di grido, «autorevole e prestigioso quanto basta» e trascinare davanti alla Corte Costituzionale le decisioni del governo. Ma è già pronto a scommettere che non finirà così: «Siamo polesani, un popolo rinsaldato nelle alluvioni, in Italia e in giro per il mondo ce ne sono a migliaia di polesani: siamo la terra di Matteotti e questi signori del governo, con un decreto, vorrebbero cancellare il Polesine? Io dico che prima andranno a casa loro. Ma mettiamo di no, mettiamo ci mettano alle strette, ecco noi proponiamo Rovigo-Ferrara, sentiremmo la gente ma è la che finiamo, statene certi».
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