PSICOMAGO JODOROWSKY
Legge i tarocchi, pensa sublime e ama se stesso

OperaKantika, il festival delle arti performative in Monselice giunto alla settima edizione grazie alla direzione artistica del poliedrico Fabio Gemo - in collaborazione con Arianna Ferrazin, direttore organizzativo - ha in cartellone fino al 3 luglio eventi innovativi e di respiro internazionale. Contenitore d'avanguardia in grado di richiamare l'attenzione di un pubblico giunto da ogni dove quando, per inaugurare il festival, si sceglie di aprire le danze con un colosso del calibro di Alejandro Jodorowsky, giunto a Monselice per una lettura commentata delle poesie tratte dalla sua ultima raccolta «Solo de Amor», pubblicata in Italia per i tipi di Giunti. Alejandro Jodorowsky non ha bisogno di presentazioni: cineasta, romanziere e saggista, psicomago, fumettista, innovatore del teatro - fonda a Parigi il celebre movimento panico - e interprete dei tarocchi. Jodorowsky, nato il 7 febbraio 1929, ha oggi 82 anni e li porta con souplesse nonostante «i capelli bianchi, la calvizie, problemi di salute e questa pancia che non so ridurre». Ospite a Monselice al Blue Dream Hotel, raggiunge verso il tardo pomeriggio il gazebo dell'albergo per farsi intervistare. Impeccabile nel suo completo blu scuro, l'immancabile astuccio in raso che contiene i suoi tarocchi e un taccuino su cui annota, pieno di soddisfazione, le sue stesse frasi, quelle più riuscite perché «io amo moltissimo me stesso». E c'è da credergli. Jodorowsky riesce a trasformare in teatro anche un'intervista, con volontà esplicita di ipnotizzare l'interlocutore e di condurlo sul terreno mistico e visionario dell'illuminazione. E allora si comincia col parlare di teatro: «Tutta la vita è teatro - pontifica l'illuminato - Solo nel momento della morte, solo durante l'agonia finisce il teatro della vita». Meglio parlare di poesia: «La rivoluzione non serve a nulla. Io credo nella ri-evoluzione poetica l'unica in grado di portare a un cambiamento della coscienza. Oggi io non mi chiamo più Alejandro Jodorowsky, il mio nome è Cercando Amorowsky perché - e qui risbuca il bloc notes - la mia unità è accettare la mia molteplicità interiore». E ride compiaciuto al riff: «Io amo molto me stesso». Una grande parte del lavoro di Jodorowsky si basa sulla psicomagia, ovvero sull'azione terapeutica: «Freud credeva che la parola potesse aiutare ma non è così, solo gli atti curano. Durante le mie esperienze magiche, avute con sciamane messicane, ho capito che il corpo reagisce alla metafora. Una volta una sciamana mi tolse un sasso dallo stomaco. Poco importa se il sasso sia uscito veramente da me o lei lo avesse precedentemente nascosto nella mano. Quello che importa è che il mio corpo abbia percepito il rituale come vero. E da questo abbia tratto giovamento». Per Jodorowsky la magia non dev'essere disgiunta mai dalla razionalità, entrambe devono condurci ad una coscienza superiore, l'energia universale, attraverso quello che lui chiama il pensiero sublime. Ma attenzione a non chiedergli se sia religioso: «Quando sento nominare la parola religione oggi non posso che pensare alla pedofilia. Togliere il sesso dalla religione è insano. Com'è possibile che una religione vada contro la sopravvivenza della specie negando ai sacerdoti la possibilità di generare? Come posso pensare a un Papa senza una Papessa? E a una religione che ha bruciato milioni di streghe? Si parla di Dio ma la Dea Madre dov'è? Io ho una coscienza cosmica, una coscienza divina. Io sono un mistico e non un religioso». La prossima avventura di Jodorowsky sarà un film: «Comincio a dicembre le riprese del film La danza della realtà, un racconto autobiografico sulla mia infanzia in Cile. Il progetto si era interrotto per mancanza di finanziamenti, ora ho un milione di dollari e un altro milione da recuperare per realizzare il film, due milioni da perdere...- e ride sempre più felice - da dissipare... perché io non faccio mai film commerciali».
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