Quarantena per i romeni, scatta l’allarme

In città la comunità dell’Est conta 9 mila membri. In molti hanno rinunciato a partire. E Coldiretti lancia l’sos vendemmia

padova

È in allarme la comunità rumena padovana dopo l’ordinanza firmata dal ministro della Salute Roberto Speranza che obbliga alla quarantena chi rientra o è rientrato in Italia negli ultimi 14 giorni. Sono circa 9 mila i rumeni che vivono e lavorano in città e che abitualmente tornano nel loro Paese, in particolare durante le ferie estive. Al momento i collegamenti non sono interrotti, i pullman continuano ad arrivare, ma sono in molti ad aver deciso di non andare nel Paese dell’Est così duramente colpito dal virus. «I rumeni quest’anno non sono tornati a casa, hanno messo in conto che potevano esserci problemi di questo genere» conferma Nona Evgheine, ex consigliera comunale di origine rumena. «Chi parte in questi giorni lo fa perché non può proprio farne a meno, chi deve andare in vacanza ha scelto di rimanere in Italia».

Lo stesso dice padre Gheorghe Liviu Verzea della chiesa ortodossa rumena di Camin. «Tra le persone che ho avuto occasione di sentire nessuna tornerà in Romania quest’estate. Io stesso dovevo andarci ma ho rinunciato». Certo una scelta fatta a malincuore. «Il problema è della Romania, che sta registrando tantissimi casi di Covid 19. Il Governo italiano giustamente deve prendere tutte le precauzioni possibili» sottolinea il sacerdote.

Chi parte, secondo l’ordinanza di Speranza, ha l’obbligo di segnalazione prima della partenza, e poi di isolamento al rientro per 14 giorni, e infine l’obbligo di sorveglianza da parte dell’Usl competente con le solite modalità del Dipartimento di Prevenzione. C’è da dire anche che oltre agli stranieri che non torneranno a casa per non dover fare la quarantena una volta rientrati in Italia, c’è chi aveva già messo in conto di non partire.

«Tanti devono recuperare i mesi di lavoro persi durante il lockdown, tanti non hanno ferie» rileva Nona Evgheine. E quello del lavoro è un problema non indifferente come denuncia la stessa Coldiretti Veneto. Nella nostra regione, infatti, sono oltre 14 mila i lavoratori stagionali agricoli che arrivano ogni anno dalla Romania e dalla Bulgaria. In particolare arrivano nel terzo trimestre dell’anno, periodo della vendemmia. «Si tratta spesso delle medesime persone che ogni anno attraversano il confine per un lavoro stagionale. Una possibilità che consente di garantire professionalità ed esperienza alle imprese agricole italiane con le quali si è creato un rapporto di fiducia» dice Coldiretti. «Ora sarebbe importante un intervento urgente con una radicale semplificazione del voucher “agricolo” per ridurre la burocrazia e consentire anche a percettori di ammortizzatori sociali, studenti e pensionati italiani di lavorare nelle campagne». —

alice ferretti

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