Salvini: chiedo le dimissioni del prefetto

Il leader della Lega: non è questa la strada giusta per aiutare gli immigrati, così si alimenta solo l’ennesimo business
Il leader della Lega Matteo Salvini nei pressi dell'Hotel House, il condominio multietnico abitato soprattutto da nordafricani, a Porto Recanati (Macerata), 27 aprile 2015. Il segretario leghista sarebbe dovuto entrare nell'Hotel House,Salvini ma e' stato respinto da un cordone di immigrati. ANSA/Cristian Ballarini
Il leader della Lega Matteo Salvini nei pressi dell'Hotel House, il condominio multietnico abitato soprattutto da nordafricani, a Porto Recanati (Macerata), 27 aprile 2015. Il segretario leghista sarebbe dovuto entrare nell'Hotel House,Salvini ma e' stato respinto da un cordone di immigrati. ANSA/Cristian Ballarini

«Domani (oggi, ndr) prendo il telefono e chiamo l’ottimo prefetto di Padova. Le chiederò spiegazioni e le chiederò di dimettersi». Matteo Salvini, segretario federale della Lega Nord, com’è nel suo stile non usa mezzi termini per commentare la notizia delle case private già utilizzate per dare accoglienza ai profughi a Padova e a Sarmeola.

Lo raggiungiamo al telefono alle otto di sera, dopo l’ennesima registrazione televisiva e dopo una giornata di lavoro all’Europarlamento.

Segretario, lei qualche giorno fa aveva detto che si sarebbe impegnato personalmente contro la possibilità che per l’accoglienza siano utilizzate case private. Invece già accade, è una realtà.

«Sono stato tutto il giorno a Strasburgo e non ho visto la rassegna stampa. Per cui non avevo visto il mattino con questa notizia. Mi avevano chiamato, qualche giorno fa, da alcune province del Veneto per avvisarmi che erano allo studio progetti di questo tipo. A Padova invece sono già partiti? Male. Adesso mi faccio sentire».

Perché, secondo lei, il prefetto Impresa dovrebbe dimettersi?

«Perché non è questa la via. Lo ripeto: non è certo questa la strada giusta. Si alimenta l’ennesimo business sulla pelle degli immigrati e alla faccia dei padovani».

Questo modello della micro-accoglienza diffusa però non dispiace alla Diocesi, perché in questo modo non si alimenterebbe la tensione sociale. Lei non è d’accordo?

«Il problema non è la riduzione del danno. Io mi domando a quale titolo li ospitiamo, visto che poi i freddi numeri dicono che su 170 mila sbarchi le protezioni sono state poi accordate a 20 mila persone».

E quindi cosa ne facciamo?

«Quindi noi adesso staremmo mantenendo in questi appartamenti, piuttosto che negli alberghi, quelli che alla fine non verranno riconosciuti come profughi ma semplicemente come immigrati clandestini».

Dunque come se ne esce?

«Li metti in albergo, li metti in un residence, in appartamento o li metti dove li metti, questo è un insulto ai padovani in difficoltà. E quindi noi della Lega ci faremo sentire».

A Padova però il sindaco è leghista così come il governatore del Veneto, ma non sono intervenuti.

«Perché si fa tutto sulle teste degli amministratori e dei cittadini. Anche se ho visto che nel Padovano qualche sindaco del Pd ha finalmente alzato la voce. È la dimostrazione che sono scelte senza senso imposte dall’alto».

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