San Zenone, una modella per artisti

Trecento anni di pittura ricostruiti dalle famiglie
Rino Bordignon, «Un idillio». A sinistra Valerio Giacobbo con amici militari
Rino Bordignon, «Un idillio». A sinistra Valerio Giacobbo con amici militari
Arrampicatosi fin sopra il vecchio granaio, Natale Torresan implorava il figlio di Valerio Giacobbo: «Lasciatemi aprire anche i vecchi cassoni». Il figlio del pittore guardava l'avventuriero con faccia stupita e, scansando i nugoli di polvere che gli cadevano in testa, ripeteva, come recitasse il rosario: «Ma non troverete niente, lassù!».  Rovistando nella casa del pittor, Torresan, fino a quel momento, aveva trovato soltanto un piccolo spolvero per affreschi e sparuti disegni, poco importanti. Ma non s'era arreso. Una volta salito fin su in granaio si concentrò su casse, comò e comodini: «Niente. Poi trovo invece una cassa piena di libri di scuola, estraggo i libri e sotto... trovo pacchi con centinaia di disegni accademici, bellissimi, fatti da Giacobbo quando frequentava l'Accademia di Venezia. Un tesoro di cui il figlio non sapeva niente!». E ancora: visse a San Zenone gli ultimi anni della sua vita l'illustre lombardo Antonio Conte, incisore. Sposò in tarda età una giovane milanese che a San Zenone gestiva un albergo - frequentato da artisti, anch'essi milanesi - mentre Antonio, con il suo torchio, incideva pregiate opere, ora per lo più raccolte a Bassano: «Opere che il Museo avrebbe dovuto prestarmi per una mostra. Non fu così... - racconta sempre Torresan - ma io non mi persi d'animo e cominciai a investigare sulla vita di Conte, rintracciai i parenti e... gli allungai persino la vita di trent'anni!». Sì, perché Torresan scovò alcuni documenti, polverosi e tarlati, ma che parlavano chiaro. E così, la data di morte fino ad allora attribuita all'incisore venne confutata grazie a Torresan. Il Gruppo d'Arte Noé Bordignon, capitanato dal nostro ormai mitico Torresan, cura dal 18 settembre all'8 gennaio 2012 a Villa Marini Rubelli, fresca di restauro, la singolare mostra promossa dal Comune di San Zenone e che titola: «San Zenone Terra di Artisti». La mostra, frutto di una lunga ricerca, ha strutturato un inedito percorso con oltre 200 opere di artisti che, a partire dalla fine del '700 fino a oggi, si sono fatti ispirare dall'ambiente e dal paesaggio di San Zenone. Un'operazione assolutamente originale che ricostruisce la storia artistica di un paese. Coinvolte moltissime persone: storici dell'arte, artisti, appassionati ma soprattutto i cittadini e le famiglie di questi pittori, caduti immeritatamente nel dimenticatoio. Famiglie che si sono attivate per recuperare notizie, dati, fonti o per ritrovare opere credute o andate disperse. Tra gli artisti presenti in questa collettiva temporanea spicca Noé Bordignon, riconosciuto a livello internazionale quale più importante frescante veneto della seconda metà del XIX secolo, di cui saranno esposti 16 oli. Non da meno Teodoro Wolf Ferrari che, dopo essere venuto a contatto con le avanguardie europee dell'epoca, sceglie di trascorrere gli ultimi anni a San Zenone. Di Wolf Ferrari che, nato a Venezia nel 1876, trascorse fin da piccolo le sue estati a San Zenone insieme al padre, amico del Bordignon, saranno esposti alcuni dei lavori più significativi, ispirati alla cittadina veneta. Questa mostra fa parte di un'operazione complessa e voluta dall'amministrazione che da parecchi anni ragiona, in sintonia con la Regione del Veneto, su un modo nuovo di approcciarsi al territorio, valorizzando l'eccellenza di un paesaggio sottoposto a vincolo ambientale. Un imponente restauro restituisce adesso al pubblico due luoghi simbolo di San Zenone: Villa Marini Rubelli, complesso edificato a partire dal '400 e di cui sono stati restaurati stucchi marmi e porzioni di affresco, e la Torre degli Ezzelini: unica testimonianza rimasta del dominio della famiglia degli Ezzelini.  Gli spazi interni alla Torre ospiteranno anche una mostra didattica illustrativa permanente che ricostruisce la storia degli Ezzelini e dei feudi medievali della Pedemontana.

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