Santo Davide Ferrara assolto in appello
Nssuna responsabilità penale a carico del professor Santo Davide Ferrara, 64 anni, ordinario di Medicina legale nell’Ateneo padovano nonché responsabile della struttura complessa di Tossicologia forense e Antidoping e di Medicina legale (con la scuola di specializzazione).
La prima sezione della Corte d’appello di Venezia (presidente Giacomo Sartea, pure giudice relatore) ha assolto il cattedratico «perché il fatto non sussiste» dalle accuse di truffa aggravata ai danni del Ministero della Giustizia e di falso ideologico commesso da pubblico ufficiale in atti pubblici. Accuse da poche migliaia di euro che lo scorso 15 aprile, in primo grado nell’ambito di un giudizio abbreviato, costarono al medico una condanna a 3 anni di carcere, senza il riconoscimento delle attenuanti generiche.
Soddisfatta la difesa, il penalista-senatore Piero Longo (uno dei difensori dell’ex premier Berlusconi) e la collega Anna Desiderio. «Abbiamo impugnato la sentenza del gup che ci sembrava errata - spiega l’avvocato Longo - Entro 30 giorni potremo leggere le motivazioni dei giudici d’appello. Non siamo stati sorpresi – ammette - semmai eravamo rimasti sorpresi dalla condanna. La formula “il fatto non sussiste” indica che non c’è stata alcuna falsità da parte del professor Ferrara. E che non c’era alcuna prova in tal senso».
Puntualizza l’avvocato Desiderio: »In atti c’era la prova che il professor Ferrara durante gli esami autoptici era dove avrebbe dovuto essere, cioè nella sala delle autopsie.
Quindi, nessuna falsità. Il giudice di primo grado aveva motivato la pronuncia sostenendo, arbitrariamente, che il tempo per l’esecuzione delle due autopsie per cui c’è stata la condanna era troppo breve in contrasto con alcune testimonianze. In aula abbiamo dimostrato che il professore era presente. E che nessuno poteva contestare la durata degli esami».
L’inchiesta era stata avviata in seguito a un esposto trasmesso alla procura nel gennaio 2009 dal professor Daniele Rodriguez, ordinario alla facoltà di Medicina, in conflitto con il collega per la direzione dell’Istituto di medicina legale. La segnalazione ipotizzava una serie di comportamenti scorretti da parte di Ferrara che fecero scattare le verifiche degli investigatori su numerosi incarichi affidati al docente dall’autorità giudiziaria. Alla fine le contestazioni per falso e truffa riguardarono sei autopsie, ridotte a cinque nel capo d’imputazione e nella relativa richiesta di rinvio a giudizio. In particolare il professor Ferrara era accusato di essere stato una “presenza fantasma” durante l’esame, affidato a qualche collaboratore, benché nel rapporto trasmesso alla magistratura ci fosse la sua firma.
Il gup Mariella Fino ritenne provata l’accusa limitatamente a due episodi: la perizia autoptica sul corpo di Marco B. eseguita il 25 febbraio 2008 (pagata dalla procura 1.602,29 euro) e quella sul corpo di Umberto B. del 22 gennaio 2009 (liquidata con 1.405 euro). In entrambi i casi, il gup aveva fissato 60 minuti come tempo minimo per un’autopsia. Tempo che non sarebbe stato rispettato. Le motivazioni dell’appello daranno conto del diverso ragionamento seguito dei giudici di secondo grado.
Cristina Genesin
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