«Se Conte cancella i pranzi di Natale nei ristoranti sarà un disastro»

Alajmo (presidente Appe) stima una perdita di 3,5 milioni «O ci lasciano lavorare o ci rimborsano il 100 per cento»

padova

Anche tra i mille ristoratori di Padova e provincia c’è una grande preoccupazione per il prossimo DPCM(Decreto del presidente del consiglio dei ministri) che Giuseppe Conte firmerà il 4 o il 5 dicembre. Non è escluso, infatti, che il governo, oltre ad avere già cancellato i cenoni ed i veglioni per la notte di San Silvestro, sempre per evitare gli assembramenti, fonte principale dei contagi, potrebbe vietare anche il tradizionale pranzo di Natale nei ristoranti. Immediata la sollevazione dei ristoratori a questa ipotesi, sollevazione che è stata raccolta anche da Erminio Alajmo, presidente provinciale dell’Appe (Associazione provinciale pubblici esercizi) e vice-presidente nazionale della Fipe, la Federazione italiana che raccoglie appunto i pubblici esercizi.

perdita milionaria

«Sarebbe una scelta devastante per tutta la categoria», spiega in un comunicato il contitolare delle Calandre, a Rubano, e del Caffè Quadri, a Venezia. «I ristoranti padovani perderebbero 3,5 milioni di euro e 15.000 posti di lavoro, tra camerieri e personale ausiliario che viene chiamato, di solito, solo per il tradizionale pranzo del 25 dicembre».

scelta sbagliata

«Da sempre il pranzo di Natale al ristorante, continua Alajmo, «rappresenta un momento di gioia, serenità e di festa per le famiglie. Ogni anno nella sola provincia di Padova coinvolge circa 70.000 persone. Cancellarlo tout court sarebbe una scelta totalmente sbagliata. Anche perché - e i fatti lo stanno dimostrando - non è per niente vero che il ristorante sia un luogo di contagio. Anzi, siamo i primi a rispettare, rigorosamente, tutti i protocolli vigenti e la totalità dei locali, nostri associati, in pratica, costituisce un vero e proprio presidio sanitario».

rimborso totale

«Quindi lasciateci lavorare o rimborsateci al 100 per cento in base al fatturato registrato durante il Natale del 2019». Sempre Alajmo senior sfata anche il mito che i ristoratori, anche se dovranno tenere abbassate le serrande, si potranno rifare con l’asporto e il delivery. «Al massimo con il take way si può recuperare un 20 per cento e bisogna tenere presente che soltanto una parte dei ristoratori, anche per motivi organizzativi, ha già deciso di non aprire le cucine per l’asporto».

menù già pronto

Tra quelli che ha già pronto il menù per il pranzo di Natale c’è anche Giuliano Lionello, titolare della storica trattoria Al Pirio, a Torreglia. «L’anno scorso abbiamo ospitato duecento persone a tavola», osserva Lionello, «facendo pagare 60 euro a testa. Quindi, in tutto, abbiamo incassato 12.000 euro. Per il prossimo 25 dicembre, sperando sempre che il governo non ci vieti di tenere aperti i locali, abbiamo in mente di preparare, più o meno, lo stesso menù di un anno fa. Ossia un piatto abbondante di antipasti, come primi un risottino ai funghi o alle erbette e una lasagnetta e come secondi cappone e tacchinella. Come dolce, oltre al classico panettone, una bavarese preparata anche con i pistacchi. Il tutto innaffiato dai vini dei Colli in bottiglia e da un ottimo spumante Fior d’Arancio. Ho già ricevuto le prime prenotazioni da parte dei clienti più affezionati, che, naturalmente, ho dovuto sospendere sino alla pubblicazione del prossimo decreto del presidente del Consiglio». —



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