«Senza incarico a un anno dal concorso sono pentito di essere venuto a Padova»

il caso
«Sono amaramente pentito di aver lasciato il mio incarico a Edimburgo per venire qui»: il professor Emilio Quaia incarna plasticamente cosa sia il concetto di merito, in questo caso non applicato. Lavorava al Royal Infirmary Hospital di Edimburgo quando decide di partecipare al concorso dell’Università di Padova per un posto di professore ordinario propedeutico alla selezione per la direzione dell’Istituto di Radiologia dell’Azienda ospedaliera universitaria. Quaia sbaraglia tutti i colleghi al concorso e supera la selezione. A distanza di oltre un anno, però, nei panni di direttore c’è il dottor Roberto Stramare che al concorso è arrivato ultimo e che nei giorni scorsi si è visto prorogare di altri sei mesi l’incarico di direttore (facente funzione).
il limbo
«Mai avrei pensato di trovarmi in una situazione simile» dice Quaia, «dov’ero stavo benissimo. Desideravo lavorare nel mio Paese, per questo ho deciso di partecipare al concorso dell’Università di Padova. Dopo averlo vinto mi trovo ad attendere dopo più di un anno l’incarico di direttore e in più devo sopportare che la mia immagine venga rovinata ad arte. Vivo in un limbo, dirigo la Scuola di specialità in Radiodiagnostica, ma ho le mani legate, posso fare poca ricerca e non posso effettuare altre attività particolari. Non so cosa farò, sta valutando il mio legale, a me non interessa gettare benzina sul fuoco. Non so come andrà a finire».
gli attacchi
In compenso il professore sa bene cosa deve sopportare. Da quando è arrivato nella clinica è stato bersaglio di lettere anonime dai contenuti minacciosi, anche contro la sua famiglia. Lettere che sono finite in Procura. Ma contro Quaia, dice Flor, sarebbero arrivate delle segnalazioni dalle quali emergerebbe un clima poco disteso nel reparto imputabile al professore. Quanto meno strano per uno che è appena arrivato e non ha alcun ruolo di comando. Sempre Flor ha motivato la mancata nomina sostenendo che il professore è in periodo di prova.
la prova
Se vuoi provare un professore come direttore di un reparto gli conferisci l’incarico e dopo sei mesi lo giudichi: se ha fatto bene lo confermi, se ha fatto male lo rimuovi. Logica aristotelica. «Il direttore Flor non mi ha mai conferito l’incarico» ribadisce Quaia, «anzi lo scorso giugno ha chiesto all’Università di rivedere la mia designazione ricevendo come risposta la riconferma unanime dal rettore e dal presidente della Scuola di Medicina sul mio nome». A nulla è valso anche l’intervento dei Nas che hanno effettuato un controllo nella Clinica, senza rilevare irregolarità. Perché, è pur vero, spetta al direttore generale l’ultima parola sull’incarico. Con buona pace dell’esito lampante di un concorso pubblico e di una successiva selezione. Hai voglia, poi, a sperare nel rientro dei cervelli in fuga. —
Riproduzione riservata © Il Mattino di Padova